“Un tavolo ortofrutticolo che coinvolga istituzioni nazionali e organizzazioni di categoria per rilanciare con forza le esportazioni di questo settore che conta davvero tanto nel nostro sistema agricolo e che rappresenta la prima voce del nostro export. Un primato che dobbiamo consolidare aumentando ancora di più la nostra vocazione internazionale”.
È questa la richiesta della filiera ortofrutticola italiana rappresentata da Agrinsieme (Cia, Confagricoltura, Fedagri Confcooperative, Legacoop Agroalimentari e AGCI Agrital) presentata al governo e alle Istituzioni nel corso del convegno organizzato oggi dal Coordinamento al Macfrut di Cesena nel convegno: “Oltre i confini. L’ortofrutta italiana in giro per il mondo”. Agrinsieme ricorda che in Italia si coltivano prodotti ortofrutticoli su circa 850 mila ettari, con un’amplissima diversificazione. La quantità di prodotto è superiore ai 16 milioni di tonnellate. Nel 2013, rispetto al 2012, la produzione di frutta è aumentata del 6,26%, mentre il comparto è sceso dello 0,35%, in linea con l’agricoltura nel suo complesso, di cui rappresenta il 25%. L’ortofrutta (fresca e trasformata) è la prima voce, in valore, dell’export agroalimentare del nostro Paese, con più 7 miliardi e 300 milioni di euro, pari al 22% del totale. Il convegno di Agrinsieme cade in un momento particolarmente critico per l’ortofrutta, dopo la crisi di mercato che ha colpito la frutta estiva e l’embargo deciso dalla Russia il 7 agosto scorso, che ha danneggiato in modo particolare questo settore. Agrinsieme ricorda che l’Europa esporta ogni anno in Russia 12 miliardi di prodotti agroalimentari, di cui il 17 per cento è costituito dall’ortofrutta fresca. L’Italia esporta per un valore di 700 milioni di euro, di cui l’ortofrutta rappresenta il 10,50 per cento.
È importante, dunque, a parere di Agrinsieme aprire nuovi mercati, perché è un asset strategico del nostro sistema agroalimentare e perché comunque “giocare su più” tavoli, con più possibilità di esportare su mercati diversi, aumenta il nostro potere contrattuale. Una delle strade da percorrere è quella degli accordi bilaterali che sono una grande opportunità per creare corridoi commerciali e doganali vantaggiosi per l’export agricolo. Nel convegno di Agrinsieme, dunque, sono state prese in esame le potenzialità dell’export ortofrutticolo italiano, i vincoli e le opportunità esistenti nei vari mercati.
“Esistono molti spazi per le nostre produzioni, a partire dai mercati in crescita, come quello cinese – ha detto il presidente di Confagricoltura Mario Guidi – ma abbiamo degli hotspot dove, invece i Paesi Terzi frappongono delle barriere alle nostre esportazioni. Non si tratta di tariffe doganali elevate, che potrebbero anche essere negoziate, ma di pratiche subdole che limitano l’accesso per ragioni spesso poco motivate e aggravate da procedure burocratiche onerose, oppure di regole sanitarie e fitosanitarie sempre più elevate. Il tutto aggravato dal fatto che mentre questi Paesi aumentano le barriere, l’Europa è in via di principio sempre più aperta ai prodotti dei Paesi Terzi.”
“Perdere oggi, per logiche geopolitiche, un mercato ricco e faticosamente conquistato, è particolarmente gravoso per le nostre imprese già in forte difficoltà a seguito della contrazione del mercato interno – ha evidenziato il presidente della Confederazione Italiana Agricoltori-CIA Dino Scanavino -. In una competizione mondiale dove non esistono rendite di posizione, non è affatto scontato poi che con la fine delle emergenze quei mercati possano essere facilmente riconquistati, poiché altri player possono riempire facilmente il vuoto lasciato dalle produzioni italiane ed europee”.
Altra leva su cui puntare per affrontare i nuovi mercati nello scenario determinato dall’embargo russo è – secondo il presidente dell’Alleanza delle cooperative Agroalimentari Giorgio Mercuri – “la creazione di un sistema di incentivi concreti per le imprese che esportano, attraverso misure quali l’intervento straordinario per l’assicurazione del credito per chi affronta mercati poco conosciuti, misure di sostegno all’export per l’abbattimento dei costi al fine di rendere competitive le nostre esportazioni. È inoltre opportuno proseguire il buon lavoro già svolto dal nostro Ministero attraverso un potenziamento della struttura nazionale a supporto di tutte le iniziative finalizzate all’apertura di nuovi mercati di sbocco per i prodotti ortofrutticoli e alla definizione di nuovi protocolli di esportazioni”.
“Nello scenario attuale, non basta lavorare per l’emergenza ma occorre mettere a sistema azioni coerenti e di ampio respiro finalizzate a sostenere la competizione ed a confermare il primato dei nostri prodotti – ha concluso il vice ministro per le Politiche agricole Andrea Olivero, intervenuto all’incontro – . Penso quindi che misure in favore della logistica, della qualità delle produzioni, insieme a strumenti come gli accordi internazionali, i contratti di rete, siano la chiave di volta per tracciare la linea dello sviluppo di un comparto così strategico per il nostro sistema Paese”.