Con l’ingresso, nella giornata di ieri, di Copagri si è rafforzata Agrinsieme al punto di essere diventata ormai l’interlocutore numero uno per chiunque voglia rapportarsi con l’agricoltura italiana, a partire dal mondo politico.
Sono infatti salite a sei le Organizzazioni legate da un accordo interassociativo, che operano in modo coordinato ed unitario: CIA, Confagricoltura, Copagri (come organizzazioni professionali); Agci-Agrital, Fedagri-Confcooperative e Legacoop Agroalimentare (come centrali cooperative, a loro volte riunite nella sigla Alleanza delle Cooperative Agroalimentari).
“Le varie organizzazioni del Coordinamento – commenta il presidente di Confagricoltura, Mario Guidi – hanno saputo integrare storie e patrimoni di valori che non vengono annullati, ma esaltati in una strategia unitaria fortemente orientata al futuro. Siamo un raggruppamento inclusivo. Le nostre porte sono aperte a quelle organizzazioni che si riconoscono nella nostra visione dell’agroalimentare italiano”.
Da parte sua Dino Scanavino, presidente CIA e da ieri coordinatore nazionale di Agrinsieme, aggiunge: “Ci accingiamo ad assumere il compito di coordinamento con la consapevolezza del lavoro importante ed equilibrato svolto da Mario Guidi e delle nuove sfide che ci attendono. Il mio pensiero va a Giuseppe Politi, primo coordinatore e strenuo sostenitore della necessità del processo unitario della rappresentanza agricola. Due le priorità: accompagnare e sostenere le imprese in una fase economica e sociale difficile; promuovere e sviluppare sempre più le forme di aggregazione economica”.
“La ragione della nostra adesione ad Agrinsieme è nella stessa natura di Copagri, che è nata come aggregazione di diverse associazioni – commenta da parte sua il presidente Franco Verrascina -. L’unità è nel nostro Dna, per questo abbiamo deciso di fare questo sostanziale passo avanti nella nostra storia e in quella dell’agricoltura italiana. Aderiamo ad Agrinsieme per semplificare la rappresentanza delle imprese agricole. Unità è ciò che chiedono i produttori”.
“Una delle nostre priorità nei prossimi mesi – precisa dal canto suo il presidente dell’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, Giorgio Mercuri – sarà sicuramente quella di far sì che le prossime risorse previste nei PSR delle Regioni siano sempre più indirizzate a incentivare forme di aggregazione, orientando gli investimenti delle aziende agroalimentari sull’innovazione e sull’internazionalizzazione, strumenti necessari per rendere più competitive le imprese sul mercato”.
Il documento programmatico di Agrinsieme parla del resto chiaro: attuare politiche di rafforzamento dell’impresa per modernizzarla e favorirne l’aggregazione in strutture economiche fortemente orientate al mercato; organizzare le filiere; sostenere l’internazionalizzazione delle imprese; svolgere una sistematica azione di semplificazione burocratica, diretta a ottenere il riordino degli enti e delle tecnostrutture operative, sia in ambito nazionale sia in quello regionale; rilanciare la ricerca e le politiche di supporto al trasferimento dell’innovazione; sostenere il ricambio generazionale; definire strumenti per il credito (puntando pure su politiche innovative relative a strumenti assicurativi e fondi mutualistici); incamminarsi sulla strada della corretta gestione delle risorse naturali (suolo ed acqua), per coniugare produttività e sostenibilità e per valorizzare il ruolo delle aziende agricole anche nel campo delle energie rinnovabili e dei servizi eco-ambientali; proseguire nell’aggiornamento del quadro normativo di riferimento a livello europeo, nazionale e regionale.
“La mobilitazione sull’Imu – dice il coordinatore Scanavino – continuerà perché è inaccettabile una tassa che grava sui fattori di produzione. Abbiamo riscontrato un forte interesse da forze politiche ed opinione pubblica che ci conforta”. Dopo la conferenza stampa di ieri a Roma, la seconda Conferenza economica di Agrinsieme, prevista in autunno, sarà l’occasione per una riflessione sul “dopo-Expo”.
Ad avviso di Agrinsieme l’Esposizione universale lascerà un’eredità che andrà raccolta, capitalizzata, in ragione di informazioni, contatti, confronto tra buone pratiche e buone policy, collaborazione tra Paesi. Potrà orientare ed aiutare anche la crescita dell’agroalimentare italiano.