AGRIGENTO, UVA DA TAVOLA: “MERCATO IN CADUTA LIBERA, PREZZI A PICCO”

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“Il prezzo è basso, ma anche a volere svendere il prodotto non si trovano gli acquirenti. Canicattì e i comuni del bacino di raccolta, come ad esempio Campobello di Licata, Ravanusa e Naro, un tempo patria del commercio dell’uva da tavola, oggi sembrano avere distrutto questo grande patrimonio”. E’ quanto afferma Pietro Signorino (nella foto), di Coldiretti Agrigento.

Il riferimento è alla campagna di raccolta di uva attualmente in corso. "Oggi – aggiunge il produttore, intervistato da Canicattì web – un chilo di uva viene acquistato dai commercianti dal produttore a circa 40 centesimi. Si tratta di un prezzo bassissimo che non riesce a coprire i costi di luce, acqua, fertilizzanti, antiparassitari e manodopera che hanno subito un’impennata rispetto al 2012. Inoltre, il crollo delle vendite del prodotto è anche da attribuire al calo degli acquisti degli italiani che in questi mesi del 2013 per colpa della crisi a livello nazionale che stiamo vivendo ha oltrepassato il 60%".

Dunque, il mercato dell’uva da tavola anche questo anno stenta a decollare, facendo registrare delle gravissime perdite per gli addetti ai lavori. "L’andamento climatico del ciclo produttivo – continua Signorino – è stato davvero buono. Se si fa eccezione dei danni da vento e grandine, peraltro molto limitati, della tarda primavera, abbiamo avuto una stagione regolare e positiva. Bisogna però annotare che le piogge di agosto, abbondanti, a tratti violente e accompagnate da vento sostenuto, hanno creato qualche problema nei vigneti che ancora non erano stati coperti e in quelli senza copertura delle aree più a sud. Le uve ormai mature di queste zone hanno subito dei danni seri in quanto il mix di pioggia e vento ha sciupato i grappoli e i singoli acini che a causa della pressione interna dell’acqua hanno subito la lacerazione della cuticola attorno al peduncolo. Stessa sorte hanno avuto le uve destinate alla vinificazione che erano in fase avanzata di maturazione.

A limitare i danni ci ha pensato madre natura che con l’innalzamento delle temperature di settembre e la cessazione degli eventi eccessivi ha consentito, per le uve da mosto, una vendemmia alquanto accettabile. Quantità e rese in aumento ma, quello che è più importante, una qualità tale da mettere nelle condizioni i “mastri cantinieri” di produrre un ottimo vino. Nelle previsioni possiamo affermare e sottolineare – aggiunge – che è stata una buona annata per i vini bianchi i quali, grazie all’andamento climatico, che ha anche allungato la fase di maturazione, svilupperanno un bouquet di grande pregio. Per le uve da tavola, dopo la “conta” di danni relativi al mancato raccolto danneggiato a causa della pioggia, stiamo assistendo ad un avvio di mercato difficilissimo.

La prima parte di settembre è stata “inquinata” da un prodotto che non teneva il mercato perché non ancora maturo o perché danneggiato dagli eventi atmosferici, adesso siamo in presenza di una produzione di elevata qualità con punte di eccellenza che però non trovano sbocco nei mercati. Si spera in un risveglio dei mercati e della capacità ricettiva degli stessi per potere dare il meritato respiro alle nostre aziende e alla nostra economia. Tutto ciò però appare davvero difficile – conclude – e come la passata annata si prospettano delle grosse perdite per gli addetti ai lavori". Infatti, l’anno scorso i danni causati al raccolto dal clima avverso sfiorarono i 30 milioni di euro mettendo in ginocchio l’intero settore. (fonte: Canicattì web)

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