C’erano una volta i giornalisti agricoli. Razza oggi quasi estinta perché sui giornali e in tv di agricoltura non si parla più. Si parla di cibo, di cuochi, di ricette, di agricoltura immaginaria, da rotocalco, non dell’agricoltura vera intesa come attività economica che deve dare un reddito e che deve stare sul mercato.
Uno dei pionieri del giornalismo agricolo italiano si chiamava Ernesto Bassanelli. Conosceva il mondo agricolo come pochi, ne vedeva pregi e difetti e quando scriveva faceva arrabbiare tutti, quindi sapeva cogliere nel segno. Nei momenti di pessimismo a proposito delle imprese agricole sbottava: “Ma quali imprese…questi sanno solo chiedere sovvenzioni e detassazioni!”. Parole che mi sono tornate alla mente dopo il diluvio di parole, analisi, appelli da cui siamo stati sommersi al recente Macfrut.
Possibile – mi chiedo – che il mondo dell’ortofrutta faccia sintesi solo quando le cose vanno male e ci sono aiuti da chiedere… Possibile che nella tenaglia fra individualismo delle imprese e frammentazione della rappresentanza naufraghi qualunque tentativo di fare squadra, di fare sistema davanti a problemi che sono sotto gli occhi di tutti, noti e arcinoti?
Il ministro, che ci sembra animato da tanta buona volontà, chiede idee, progetti positivi. L’assessore Rabboni ha proposto 3 cose fattibili subito (vedi news) e a risorse pubbliche invariate. Agrinsieme ha chiesto un “un tavolo ortofrutticolo che coinvolga istituzioni nazionali e organizzazioni di categoria per rilanciare con forza le esportazioni”. In particolare servono “incentivi concreti per le imprese che esportano, attraverso misure quali l’intervento straordinario per l’assicurazione del credito per chi affronta mercati poco conosciuti, misure di sostegno all’export per l’abbattimento dei costi al fine di rendere competitive le nostre esportazioni”, ha detto Giorgio Mercuri, presidente Aci agricola.
Insomma, se il ministro vuole dare seguito a qualche buona idea, il materiale c’è. Qualcosa si può fare, a partire dal collegato Agricoltura alla legge di Stabilità, che è in discussione. La domanda di fondo è: il Ministero vuole intervenire davvero sulle necessità indicate dalle imprese, facendo quello che è possibile fare subito, oppure siamo sempre alla solita ‘ammuina’?
Al Consiglio informale dei ministri agricoli Ue di lunedì scorso a Milano si è parlato soprattutto di sicurezza alimentare, di lotta alla fame, di riduzione degli sprechi, di risorse idriche, di lotta alla contraffazione, tema quest’ultimo su cui l’Italia si impegnerà a fondo con un Forum internazionale prima dell’Expo. Tutti temi di grande rilievo nell’ottica europea, per carità. Ma sarebbe importante anche che l’Europa si preoccupasse di agevolare e assecondare lo sforzo di internazionalizzazione delle proprie imprese, visto che se la Russia chiude le frontiere l’agroalimentare europeo va in default.
E poi questo tormentone della contraffazione: d’accordo è un tema di primaria importanza, ne va del made in Italy, bla-bla-bla…ma vogliamo occuparci ogni tanto anche della competitività delle imprese? Di agevolare concretamente aggregazione e organizzazione? Perché se ci copiano i prodotti è un guaio e un danno, ma se le imprese chiudono il guaio e il danno sono irrimediabili.
Lorenzo Frassoldati
direttore del Corriere Ortofrutticolo
lorenzo.frassoldati@corriere.ducawebdesign.it
AGRICOLTURA “IMMAGINARIA” E I GUAI DELL’ORTOFRUTTA
C’erano una volta i giornalisti agricoli. Razza oggi quasi estinta perché sui giornali e in tv di agricoltura non si parla più. Si parla di cibo, di cuochi, di ricette, di agricoltura immaginaria, da rotocalco, non dell’agricoltura vera intesa come attività economica che deve dare un reddito e che deve stare sul mercato.
Uno dei pionieri del giornalismo agricolo italiano si chiamava Ernesto Bassanelli. Conosceva il mondo agricolo come pochi, ne vedeva pregi e difetti e quando scriveva faceva arrabbiare tutti, quindi sapeva cogliere nel segno. Nei momenti di pessimismo a proposito delle imprese agricole sbottava: “Ma quali imprese…questi sanno solo chiedere sovvenzioni e detassazioni!”. Parole che mi sono tornate alla mente dopo il diluvio di parole, analisi, appelli da cui siamo stati sommersi al recente Macfrut.
Possibile – mi chiedo – che il mondo dell’ortofrutta faccia sintesi solo quando le cose vanno male e ci sono aiuti da chiedere… Possibile che nella tenaglia fra individualismo delle imprese e frammentazione della rappresentanza naufraghi qualunque tentativo di fare squadra, di fare sistema davanti a problemi che sono sotto gli occhi di tutti, noti e arcinoti?
Il ministro, che ci sembra animato da tanta buona volontà, chiede idee, progetti positivi. L’assessore Rabboni ha proposto 3 cose fattibili subito (vedi news) e a risorse pubbliche invariate. Agrinsieme ha chiesto un “un tavolo ortofrutticolo che coinvolga istituzioni nazionali e organizzazioni di categoria per rilanciare con forza le esportazioni”. In particolare servono “incentivi concreti per le imprese che esportano, attraverso misure quali l’intervento straordinario per l’assicurazione del credito per chi affronta mercati poco conosciuti, misure di sostegno all’export per l’abbattimento dei costi al fine di rendere competitive le nostre esportazioni”, ha detto Giorgio Mercuri, presidente Aci agricola.
Insomma, se il ministro vuole dare seguito a qualche buona idea, il materiale c’è. Qualcosa si può fare, a partire dal collegato Agricoltura alla legge di Stabilità, che è in discussione. La domanda di fondo è: il Ministero vuole intervenire davvero sulle necessità indicate dalle imprese, facendo quello che è possibile fare subito, oppure siamo sempre alla solita ‘ammuina’?
Al Consiglio informale dei ministri agricoli Ue di lunedì scorso a Milano si è parlato soprattutto di sicurezza alimentare, di lotta alla fame, di riduzione degli sprechi, di risorse idriche, di lotta alla contraffazione, tema quest’ultimo su cui l’Italia si impegnerà a fondo con un Forum internazionale prima dell’Expo. Tutti temi di grande rilievo nell’ottica europea, per carità. Ma sarebbe importante anche che l’Europa si preoccupasse di agevolare e assecondare lo sforzo di internazionalizzazione delle proprie imprese, visto che se la Russia chiude le frontiere l’agroalimentare europeo va in default.
E poi questo tormentone della contraffazione: d’accordo è un tema di primaria importanza, ne va del made in Italy, bla-bla-bla…ma vogliamo occuparci ogni tanto anche della competitività delle imprese? Di agevolare concretamente aggregazione e organizzazione? Perché se ci copiano i prodotti è un guaio e un danno, ma se le imprese chiudono il guaio e il danno sono irrimediabili.
Lorenzo Frassoldati
direttore del Corriere Ortofrutticolo
lorenzo.frassoldati@corriere.ducawebdesign.it
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