AGGREGAZIONI, ACCORDO APOFRUIT-TERREMERSE: UNITE LE ATTIVITÀ OPERATIVE

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“Dopo l’accordo del novembre 2013, che sanciva un sodalizio in termini di aggregazione e integrazione commerciale, si era reso necessario compiere un ulteriore passo avanti mettendo insieme tutti i processi industriali in modo da accrescere la specializzazione e al contempo ridurre i costi di produzione”.

Con queste parole Ilenio Bastoni, direttore generale di Apofruit, ha presentato l’accordo siglato tra la cooperativa cesenate che dirige e Terremerse, durante una conferenza stampa tenutasi a Bagnacavallo (Ravenna) a cui hanno partecipato anche i presidenti delle due cooperative, Mirco Zanotti di Apofruit e Marco Casalini di Terremerse, e dell’amministratore delegato di Terremerse Gilberto Minguzzi.

Si tratta di un progetto di specializzazione, sviluppato con l’obiettivo di “ottimizzare la filiera e portare maggior reddito ai produttori”, ha spiegato Casalini. “Per rilanciare il settore – continua – è infatti necessaria una maggior collaborazione tra i player”. Nella pratica, dal 1° gennaio 2016 – quando entrerà in vigore il nuovo accordo – Apofruit diventerà il braccio operativo per l’ortofrutta fresca prodotta dai soci di entrambe le cooperative (movimentando così circa 2 milioni di quintali di fresco) mentre l’O.P Pempacorer lo sarà per il prodotto destinato alla trasformazione industriale (per un totale di prodotto gestito pari a circa 2,5 milioni di quintali).

Unici “presidi del fresco” mantenuti in gestione esclusiva da Terremerse saranno la produzione di melograni e di noci. Per farlo Apofruit prenderà in affitto il ramo di azienda di Terremerse finora dedicato al fresco (questo comprende gli stabilimenti, il parco imballi, gli impianti, i macchinari, le attrezzature industriali, le attrezzature commerciali, quelle di frigoconservazione e di lavorazione di quattro stabilimenti a Lavezzola, Faenza, Imola e Mezzano). E non solo, in virtù di tale operazione sarà trasferito tutto il personale impiegato in queste strutture, sia fisso (qualche decina di persone) sia avventizio (circa 300). “Questo tipo di riorganizzazione industriale porterà ad un risparmio valutabile intorno ai 500 mila euro l’anno che andrà a beneficio dei produttori”, ha commentato Bastoni.
“Non si tratta di una fusione (che peraltro nessuno dei presenti ha categoricamente escluso per il futuro, a domanda diretta di un giornalista in sala ndr) ma dell’unione delle attività operative. Ciò ci rende protagonisti di un progetto di rete tra imprese che non è più un mero concetto di immagine”, ha dichiarato Minguzzi. “La divisione dei compiti in un’ottica di specializzazione è dunque fondamentale, ma non ci esonera dall’assumere certe responsabilità. Per questo è stata creata una ‘cabina di regia’ all’interno della quale le due cooperative decideranno insieme circa gli aspetti fondamentali dell’uno e dell’altro settore”, ha aggiunto. “Le due realtà, pur mantenendo una propria identità e una propria compagine sociale, condivideranno lo stesso regolamento interno e le stesse liquidazioni ai soci”, ha precisato il presidente Zanotti.
Si tratta di un nuovo modello di aggregazione basato sulla crescita dimensionale delle aziende pur mantenendo separato il controllo societario. Un progetto importante, un passo verso un’integrazione vera e propria delle due cooperative, fatto nel segno di tre parole chiave: aggregazione, specializzazione ed efficienza. “Le aziende sono qualcosa di fluido, pertanto difficilmente contenibili in strutture fisse e immobili. Questo non è né il primo né l’ultimo passo verso l’aggregazione”, ha concluso Casalini. 
Chiara Brandi

 

Nella foto, da sinistra: Marco Casalini, presidente di Terremerse; Gilberto Minguzzi, amministratore delegato di Terremerse; Ilenio Bastori, direttore generale di Apofruit; Mirco Zanotti, presidente di Apofruit

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