È stato sottoscritto l’accordo – quadro per la campagna del pomodoro da industria 2022 del Nord Italia che ha stabilito il prezzo di riferimento a 108,5 euro a tonnellata.
“L’accordo, raggiunto grazie alla coesione e all’impegno di tutti i rappresentati delegati alla contrattazione, offre la certezza di un prezzo di riferimento alle aziende agricole – commenta Cristiano Fini (nella foto), presidente Cia Emilia Romagna – ma dobbiamo rimarcare che le imprese oggi sono costrette ad affrontare rincari vertiginosi per tutte le operazioni colturali, con costi produttivi che sono ‘schizzati’ alle stelle. Ora i produttori hanno la garanzia di riuscire ad affrontare l’imminente campagna. Rimane tuttavia la preoccupazione di una difficile gestione delle risorse idriche per il perdurare del clima siccitoso”.
Nonostante i produttori abbiano adottato tecniche innovative per un utilizzo minimo di acqua e varietà meno esigenti, Fini non esclude la necessità di dover attingere alle risorse idriche del sottosuolo.
Poi c’è l’attuale situazione mondiale. “Stiamo attraversando un periodo economico e sociale che non ha precedenti – prosegue Fini – con un aumento senza eguali dei costi di produzione. Non solo per il comparto agricolo, ma anche per tutta l’industria agroalimentare che deve sostenere i costi energetici, del packaging, delle bande stagnate, dei bancali che addirittura cominciano già a mancare”.
Soddisfatti i produttori del Distretto del pomodoro. “Questo accordo è un chiaro segnale di una comune volontà di tutelare questo fondamentale settore della nostra economia agroalimentare – dice Fabio Girometta, produttore di pomodoro e presidente della Cia Piacentina – . Tuttavia il lavoro preliminare non è finito, vanno monitorate le superfici investite, occorre una seria e precisa programmazione tramite le OP – Organizzazione dei produttori, per garantire i conferimenti alle industrie di trasformazione. Si deve poi procedere nel far sì che si rafforzino sempre di più i legami tra tutti gli attori della filiera, a partire dalla parte agricola fino ad arrivare alla Gdo, per evitare il vanificare la professionalità, i progressi e il lavoro svolto da noi agricoltori”.
“La pandemia, ed ora il conflitto in Ucraina – conclude Fini – ci insegna quanto la produzione agricola sia strategica e fondamentale, e che la globalizzazione alimentare è aleatoria. I prezzi dei prodotti agricoli devono necessariamente contemplare anche il rischio di impresa ed il valore aggiunto che il nostro Paese rappresenta”.