Per l’aglio italiano la campagna 2014-15 è stata un’annata all’insegna della stabilità. Nel corso della stagione i prezzi si sono mantenuti su buoni livelli, in ripresa rispetto all’anno precedente grazie anche alle richieste in aumento e per la mancanza di prodotto con i quantitativi di merce vecchia terminata.
L’assenza di giacenze ha aiutato il mercato e le quotazioni, che si sono dimostrate soddisfacenti, in particolare a partire da maggio-giugno di quest’anno. “A metà ottobre sono iniziate le semine per la prossima annata – anticipa Donato Palmieri (nella foto), a capo della commissione Aglio di FruitImprese. “Le richieste di seme sono in linea con quelle del 2014”.
La produzione 2014-2015 si è attestata attorno alle 30 mila tonnellate, segnando una crescita di un paio di punti percentuali rispetto al 2013-2014”. Palmieri conferma che il settore sta vivendo un periodo di stabilità mentre la qualità del prodotto è discreta e abbastanza costante. “Tuttavia rimane il problema di una malattia che colpisce il seme bianco tradizionale”. E proprio l’aglio bianco classico sta perdendo quota all’interno del paniere delle varietà presenti nel comparto.
“La tendenza generale è spostarsi su semi di origine cinese ma comunque prodotti in Italia. Si tratta di una cultivar che si sta diffondendo in tutto il mondo e che effettivamente e che offre le maggiori garanzie in termini di qualità e quantità”. Secondo Palmieri con l’arrivo dell’autunno i prezzi si sono mantenuti su buoni livelli e in ulteriore ripresa, anche in Cina e in Spagna. “Le stesse previsioni si possono effettuare per l’Argentina, che avrà il suo picco di mercato tra dicembre e gennaio. Nel Paese sudamericano inoltre si prevedono volumi in aumento”. (e.z.)
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