FRUTTA SECCA, CONSUMI IN CRESCITA: DA BESANA PROGETTO PER PRODURRE NELL’EST EUROPA

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Prospettive e potenzialità delle filiere della frutta secca: materiale vivaistico di qualità per una moderna nocicoltura, corilicoltura, pistacchicoltura e mandorlicoltura”. Questo il titolo del convegno promosso al Macfrut da Besana, società leader nel comparto della frutta secca, e Vitroplant, azienda specializzata in vivaismo e micropropagazione.

Per l’occasione si sono alternati sul palco esperti agronomi e specialisti del settore, coordinati da Gerardo Grilli di Vitroplant, che hanno approfondito i diversi aspetti legati ai trend di produzione e consumo a livello mondiale, nonché alle varie tecniche di coltura in campo. A tracciare il quadro generale del settore, invece, è stato Giuseppe Calcagni, patron del Gruppo Besana e vicepresidente di INC (International Nut and Dried Fruit Council Foundation). “Negli ultimi 10 anni – ha dichiarato Calcagni – il consumo di frutta secca nel mondo è aumentato del 53%. Nell’ultimo anno le sole mandorle hanno registrano un giro d’affari di oltre 7,3 miliardi di dollari, pari al 24% dell’intera value supply di 32 miliardi di dollari”. I prodotti più richiesti a livello mondiale sono mandorle, noci, pistacchio e anacardio. L’Italia è al decimo posto nella classifica dei produttori (nel 2015 i primi sono gli Stati Uniti, seguiti da Turchia, Cina e India) e al quinto in quella dei consumatori (dopo Stati Uniti, Cina, Turchia e Germania). In termini di volumi nel 2015-16 la produzione globale di frutta secca raggiungerà i 3,68 milioni di tonnellate, in crescita del 16,5% rispetto a 5 anni fa.

Dalla necessità di avere più prodotto in Europa – “affinché la produzione nostrana non sia soggetta a monopoli esteri”, ha spiegato Calcagni – il Gruppo Besana ha intrapreso un nuovo progetto per la produzione di frutta a guscio, in particolare di noci e nocciole, in aree particolarmente vocate dell’Est Europa. Si tratta di un piano lungimirante che già coinvolge diverse migliaia di produttori nel mondo: attualmente fanno parte del Besana Farm Club, in Brasile e Nord Africa, 2.000 produttori ma l’intenzione è di raggiungere presto i 4.000. L’idea è quella di creare nuovi impianti produttivi in grado di soddisfare il crescente fabbisogno di frutta a guscio, sostenendo tramite la ricerca- e un patto di collaborazione con Vitroplant – l’introduzione di nuove varietà.

“Stiamo facendo ciò che il mondo cooperativo avrebbe già dovuto fare da diversi anni”, ha spiegato il patron di Besana. Le sfide principali a cui deve far fronte il settore della frutta a guscio – ha infine commentato Calcagni – sono tante e tutte di egual importanza; esse spaziano dalla Food Safety all’Health & Nutrition Value, passando per gli High Quality Standards e l’Ethical & Social Responsability, senza dimenticare la Food Availability e i Trade Agreements volti ad abbattere le barriere extra-doganali.

Lo scenario globale della frutta a guscio dunque risulta complesso e molto interessante, “per questo in l’Italia si rende necessario cambiare passo in un’ottica di rinnovamento generale”, ha dichiarato l’agronomo Eugenio Cozzolino, facendo particolare riferimento alla produzione di noci. “La nocicoltura tradizionale nostrana è in declino – ha specificato – mentre la nocicoltura specializzata è ancora poco sviluppata. Attualmente il mercato italiano è fortemente dipendente dalle importazioni estere, questo rende il comparto suscettibile di ampi margini di crescita, grazie anche alla presenza di una forte tradizione di filiera commerciale. Infine al momento la nocicicoltura specializzata biologica sta ancora muovendo i suoi primi passi; ciò si traduce in una vera e propria opportunità anche grazie alla presenza di pochi competitor al momento in gioco”.

Parlando di areali produttivi, ad oggi in Italia si ha una grande diffusione della varietà Lara in Veneto, di Chandler in Piemonte ed Emilia Romagna e di Sorrento nelle storiche zone di produzione campane. La nocicoltura moderna si sviluppa su ampie superfici; la coltura deve essere obbligatoriamente irrigua e la raccolta meccanizzata. Rispetto al nocciolo, dal punto di vista agronomico l’aspetto più difficile è legato alla scelta della forma d’allevamento. Superata in molti casi la forma spontanea a cespuglio, oggi è diffusa la forma in parete, tipo palmetta irregolare che ben si presta alla potatura meccanizzata. Sotto il profilo nutrizionale, infine, le noci sono la frutta secca più salutare per il cuore grazie all’elevato contenuto di acidi grassi Omega 3 e Omega 6. Passando al nocciolo – la cui coltura è stata sapientemente illustrata dall’agronomo free lance Alessandro Roversi – la forma di allevamento più diffusa in Italia è a cespuglio, anche se recentemente è stata introdotto il vaso monocaule, che non sembra però aver incontrato l’interesse dei coricoltori. Infine, negli ultimi anni nel Monferrato si è diffuso l’allevamento a parete, tipo palmetta irregolare, che ben si presta alla potatura meccanizzata. Le varietà prevalentemente coltivate in Italia sono Tonda Gentile Romana, Tonda di Giffoni e Nocchiolone nel Lazio; Mortarella, San Giovanni, Tonda di Giffoni e Riccia di Talanico in Campania; Tonda Gentile Trilobata in Piemonte; Nocchiolone in Sicilia.

La produzione annua mondiale di nocciole in guscio è circa 872.000 tonnellate (dati FAO 2014 su media 2008-12); l’Italia con 105.000 tons è il secondo produttore dopo la Turchia, che domina il mercato globale con volumi di circa 6 volte superiori ai nostri.

Circa il pistacchio, la produzione annua mondiale presenta una crescita continua che ha raggiunto e superato il milione di tonnellate nel 2012 (dati FAO 2014). In termini di consumi la domanda mondiale è in costante aumento, probabilmente grazie all’impulso dato dal riconoscimento delle proprietà nutraceutiche dei suoi frutti. In Italia – ha spiegato Antonio Monforte di Biovegetal srl – le superfici dedicate a tale coltura sono poco più di 3.500 ettari, con un trend, al contrario della tendenza globale, di decrescita negli ultimi 60 anni. Con 2.831 tonnellate il nostro paese è il settimo produttore mondiale (0,3% della produzione totale) – in un contesto dove domina l’Iran con oltre 450.000 tonnellate annue – che ci porta a rendicontare un deficit del saldo commerciale di circa 90 milioni di euro. Dal punto di vista vivaistico, la propagazione del pistacchio viene effettuata generalmente per innesto sul Franco (Pistacia vera), P.terebinthus, P.atlantica, P.integerrima nonché ibridi interspecifici UCB1 (P.atlantica x P.integerrima). L’innesto viene eseguito a gemma vegetante nel mese di giugno mettendo una o due gemme per pianta. Oggi però è possibile trovare sul mercato anche materiale di buona propagazione a prezzi ragionevoli, grazie alla produzione di portinnesti micropropagati, in grado di superare la riluttanza della Pisticia alla moltiplicazione in vitro.

Una fotografia complessiva del comparto delle mandorle è stata fatta da Luigi Catalano di Agrimeca Grape and Fruit Consulting. Per l’80% di origine californiana (Fonte INC-2011), ad oggi la produzione di mandorle totale non è sufficiente a soddisfare la crescente domanda mondiale, guidata anche in questo caso dal richiamo dovuto ai benefici legati al consumo del prodotto. Le mandorle contengono acidi grassi insaturi (Omega 3 e Omega 6), hanno un alto contenuto di Vitamina E, di Fibre e di minerali come il Calcio, Magnesio, Potassio, Rame, Fosforo e Zinco. Sono dunque raccomandate in particolare alle persone con alti livelli di colesterolo o che soffrono di affezioni ossee, nervose o del cuore. In questi termini non è difficile intuire che le prospettive di rilancio del settore nel prossimo decennio sono molto interessanti, anche per i paesi del mediterraneo, dove la mandorlicoltura si è sviluppata nel corso dei secoli scorsi. Attualmente in Italia i sistemi di produzione sono fondati su portinnesti e varietà consolidate nelle regioni meridionali e su medie densità di impianto. La meccanicizzazione è molto bassa per quel che concerne la potatura e la raccolta. Oggi però una vera rivoluzione sta investendo l’intero comparto grazie a innovazioni disponibili per portainnesti, varietà, sistemi di impianto e meccanizzazione.

Chiara Brandi

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