UVA, BUON ESORDIO DI VIVIANA IN GDO, NEI MERCATI E ALL’ESTERO. BRAND “CHICCHI VISPI” PER PRODOTTO “ALTERNATIVO”

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C’è soddisfazione tra i vertici di Italia Ortofrutta per l’avvio della prima campagna uva a marchio “Viviana”. Attraverso il nuovo brand, lanciato in occasione di Fruit Innovation di Milano il maggio scorso, l’unione nazionale punta alla valorizzazione del prodotto, attraverso numeri importanti: 5 mila ettari coltivati per una produzione di 120 mila tonnellate sviluppata da 351 produttori aderenti a 12 organizzazioni di produttori facenti parte di Italia Ortofrutta per un valore stimato di 119 milioni di euro.

La distribuzione avviene sia nella gdo che all’ingrosso. “L’uva che stiamo distribuendo ha mantenuto un livello qualitativo adeguato e corrispondente al capitolato sottoscritto da tutte le Op, che continuano a collaborare sinergicamente per garantire non solo l’alto livello di un prodotto made in Italy, ma anche un continuo approvvigionamento a scaffale, dato fondamentale per la gdo e reso possibile dalla struttura vincente a capo del progetto Viviana”, spiegano dall’Unione nazionale. L’ottimo riscontro che il marchio sta ottenendo all’interno delle catene distributive secondo Italia Ortofrutta “è legato all’opportunità di informazione rivolta al consumatore. L’uva Viviana infatti si presenta negli scaffali dei supermercati con un vestito che la rende perfettamente riconoscibile agli occhi dei clienti che la incontrano: cassette personalizzate, folder con dati su coltivazione, qualità e reperibilità della varietà di uva scelta e, infine, ogni grappolo ha agganciato un ciondolino targato ‘Viviana’ con logo del produttore (ulteriore garanzia sulla provenienza) e una piccola curiosità sull’uva e i suoi benefici. Ma la comunicazione su ‘Viviana’ viene diffusa anche nei punti vendita attraverso numerosi materiali: totem personalizzati, rotair e calpestabili che accompagnano passo passo il consumatore guidandone criticamente le scelte, grazie a strumenti efficaci e di forte impatto visivo”.

“Nonostante il “gap temporale” di Viviana – la distribuzione è iniziata quando buona parte delle catene avevano già impostato la programmazione per l’anno in corso – l’interesse nei confronti del marchio si è dimostrato alto. Attualmente Viviana è presente nella gdo di Veneto, Marche, Abruzzo, Umbria, Puglia – spiegano dal quartier generale dell’Unione nazionale – e a breve verrà distribuita anche in Lazio, Lombardia e Piemonte. Un segnale di chiaro interesse, confermato anche dai volantini dedicati al marchio che alcuni supermercati hanno già realizzato”. I mercati ortofrutticoli che offrono Viviana tra i loro prodotti sono quelli di Torino, Milano, Bologna, Verona, Padova, Treviso e Udine, “selezionati tra quelli più significativi e in grado di mantenere uno standard qualitativo elevato. Un ottimo risultato in un’area vendita, quella dei mercati, che in Italia incide ancora fortemente nei bilanci annuali di settore”.

Sul fronte export Viviana ha avuto i primi positivi riscontri da Svizzera e Svezia, le prime nazioni che hanno deciso di venderla. “Ma sono in via di definizione accordi con gruppi provenienti da Francia e Inghilterra. L’obiettivo è raggiungere almeno il 20-25% di export”. Sui prezzi Italia Ortofrutta afferma che l’uva marchiata Viviana si attesta attorno a 1,60 euro al chilo per l’uva Italia, 1,40 euro/kg per le rosse con seme, e 2 euro/kg per le senza semi.

L’uva che non rispetta gli alti standard di Viviana viene proposta attraverso il marchio “Chicchi vispi” che incide sul totale del fatturato per il 10-15%. “Un’alternativa perfetta per le catene distributive che vogliono offrire un prodotto di livello ma senza rinunciare alla possibilità di un prezzo competitivo”.

Soddisfatto degli esiti dell’avvio di campagna Vincenzo Falconi, direttore di Italia Ortofrutta. “Dopo tutti gli sforzi fatti durante l’avvio del progetto, sta finalmente crescendo la consapevolezza che è concretamente possibile – nonché proficuo in termini commerciali – creare valore insieme, unendosi sotto un unico marchio capace di valorizzare i plus di tutti i protagonisti del progetto. Solo in questo modo è possibile raggiungere degli obiettivi di mercato che le op prese singolarmente non avrebbero potuto conseguire. Insieme si può, e soprattutto si deve”.

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