Il tipo di cambio non favorevole, il calo dei prezzi delle materie prime e la minore domanda da parte di alcuni partner commerciali come il Brasile si sentono sempre di più tra gli esportatori argentini. Senza andare oltre, le esportazioni di cibi e bevande del settore ammontano a 8,9 miliardi di dollari durante i primi 5 mesi del 2015, il che implica una diminuzione del 19% rispetto allo stesso periodo del 2014.
Questo emerge da una relazione della Associazione di categoria del settore alimentare (Copal) pubblicato ieri, in cui si afferma che la contrazione è stata tirata da un calo dei prezzi medi per tonnellata del 20,4 %. Tra i settori più colpiti, il calo delle esportazioni di pellet e alimentazione, che ha subito una diminuzione del 22,6% dei prezzi medi per tonnellata. Anche il settore grassi ed olii che ha subito una diminuzione dei prezzi in media del 16,7% durante il periodo suddetto. Le principali destinazioni delle esportazioni del settore sono il Brasile, Vietnam, Cile, India e Stati Uniti, con quote del 7,7%, 7,3%, 5,3%, 5,3% e 4,8%, rispettivamente, dice il rapporto.
Per quanto riguarda la situazione delle economie regionali, nel frattempo, il rapporto spiega che nei primi 5 mesi del 2015 c’è stata una riduzione del valore delle esportazioni del 13,1% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno ed a maggio è stato osservato il più grande calo dal gennaio 2014, raggiungendo il 27,5 %. Tra i settori che hanno registrato i maggiori cali ci sono: riso (61%), carne ovina (53,2%), olive e olio d’oliva (47,9% e 39,8%), mele (41,6%), carni di pollame (40%), i prodotti lattiero-caseari (32,7%) e pere (27.2%).
La produzione dell’industria ha registrato inoltre un calo del 7,2% rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Il presidente della Copal, Daniel Funes de Rioja, ha avvertito che la caduta dello scorso maggio riflette le gravi difficoltà in cui versa il settore e la necessità di generare un certo orizzonte per incoraggiare gli investimenti in un contesto di prevedibilità (fonte: Ice)
