LA GDO FRANCESE SEGNA IL PASSO, IPERMERCATI VERSO LA RITIRATA

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Auchan taglia 1.500 posti di lavoro e accumula 112 milioni di euro di perdite nell’ultimo esercizio. Carrefour che abbandona il Sud perché non si fanno più utili e perde lo 0,6% di quota di mercato in due anni. Mentre il cooperativismo emiliano di Coop regge, nonostante tutto, alla crisi dei consumi.

L’associazionismo dei piccoli imprenditori di Conad resiste alle intemperie grazie alle centrali di acquisto europee e all’aggregazione con altre insegne (leggi Finiper). E poi c’è il modello vincente dei superstore di Esselunga, confinato soltanto in alcune regioni del nord, eppure inarrivabile per la capacità di fare profitti. Potremmo definirla come la rivincita tricolore sui pionieri della grande distribuzione, i francesi, definiti da sempre i migliori per la capacità di fare rete all’estero e supportare i prodotti nazionali grazie ad efficaci economie di scala.

 

Le quote di mercato

 

Nell’iper-frammentata distribuzione italiana le prime quattro insegne Coop, Conad, Esselunga, anche Selex sommano una quota di mercato complessiva di quasi il 55% (dari Iri) mentre Auchan e Carrefour restano confinate a un 15,8%, in quinta e sesta posizione rispettivamente. Come dire: per ogni 100 euro spesi al carrello in Italia, soltanto 15 finiscono nelle casse dei francesi e occorre fare la tara visto che i margini sono risicatissimi. Dice Sandro Castaldo, ordinario all’università Bocconi, che più propriamente siamo di fronte al declino di un format, l’ipermercato, che i francesi non hanno saputo registrare in tempo perché attaccati alle grandi metrature e a punti vendita ubicati nelle periferie urbani e nei grossi centri commerciali. Un modello vincente nei primi anni Duemila quando lo scontrino della spesa (del fine settimana) era spesso a tre cifre e il carrello era colmo fino all’eccesso a rappresentare simbolicamente l’iper-consumismo. Ora si fa di necessità virtù e i nuovi stili di vita degli italiani inducono a lasciare l’automobile in garage e a riscoprire i negozi di prossimità, il supermercato di quartiere dove ci si va solo per le esigenze quotidiane: il latte, il pane e poco altro. Rileva Michele Costabile, ordinario di marketing alla Luiss, che a pagare semmai ora è una maggiore vicinanza al territorio, un legame più stretto con i piccoli fornitori, una maggiore flessibilità organizzativa retaggio di piccoli imprenditori/associati (leggi Conad) capaci di modificare assortimenti e politiche di prezzo in base alle esigenze mutevoli dei clienti. Altro tema è la capillarità geografica.

 

Il declino dell’ipermercato

Ad essere penalizzati in questi anni sono stati soprattutto Auchan e Carrefour perché hanno una rete di ipermercati diffusa su tutto il territorio nazionale, anche nel Meridione in preda ad un’erosione del reddito senza precedenti e legata molto più ai mercati rionali. Ecco perché Carrefour ha deciso di abbandonare il Sud, mentre Auchan tergiversa, sta tagliando quasi 300 posti di lavoro solo in Sicilia e a parole dice di voler conservare un presidio nelle regioni meno sviluppate. Il contrario della politica decennale di Esselunga che solo recentemente ha aperto a Roma che resta con la testa e con i piedi nelle regioni del Nord. Altra possibile spiegazione – ammette Costabile – è che i francesi siano penalizzati da strutture un po’ più elefantiache, in cui pur conservando una spiccata autonomia nei Paesi, a Parigi la volontà è di scommettere più convintamente sui mercati emergenti e all’Italia destinino poche risorse ritenendola un mercato saturo. A ben vedere una piccola riscossa arriva dal modello Carrefour Express (negozi aperti 24 ore su 24) e dall’e-commerce (Auchan sta inaugurando ora la possibilità di fare la spesa online e passarla soltanto a ritirare). Poco però.

(fonte: Corriere della Sera)

 

 

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