“Dopo la chiusura del mercato russo alle nostre mele, stiamo cercando delle valide alternative ma, sfortunatamente, finora non è stato facile farlo”: parla così il Ministro dell’Agricoltura della Polonia, Marek Sawicki (nella foto), spiegando le difficoltà che sta attraversando il comparto locale. Quello melicolo è un settore tra i più importanti del paese, con una produzione annua nell’intorno di 3,5 milioni di tonnellate.
In base ai dati rilasciati dall’Istituto Economico per il settore Agro-alimentare polacco, dall’introduzione dell’embargo allo scorso dicembre l’export di mele polacche è crollato del 23%. “Credo – continua il Ministro – che allo stato attuale non sia stato spedito più del 40% dei volumi che vorremmo destinare a mercati terzi”. “Ogni mercato in cui potremmo entrare, come India, Indonesia, Singapore o Stati Uniti, sarebbe per noi importantissimo. Talvolta, tuttavia, i produttori sono scoraggiati dalle esigue quantità richieste; del resto però anche se in un primo tempo si tratta solo di poche migliaia di quantità – ammonisce Sawicki – in seguito potrebbero diventare milioni”.
Negli ultimi anni il paese ha mostrato un certo dinamismo trasversalmente diffuso in tutti i comparti; ciò ha fatto della Polonia il quarto produttore europeo di ortofrutta. In questi mesi – chiamatasi fuori la Russia – lo scettro di primo importatore di mele è stato acquisito dalla Bilelorussia: le vendite verso questo mercato sono passate da 32,1 a 58,3 mila tonnellate.
In decisa ascesa anche i volumi destinati a Kazakhstan, da 10,2 a 17,1 mila tons. I due paesi – in unione doganale con Mosca – rappresentano attualmente più di un terzo dell’export di mele della Polonia; nel 2014 hanno assorbito il 36% del totale delle spedizioni mentre nel 2013 tale percentuale era stata pari al 14%. Le esportazioni sono aumentate anche in Lituania, Romania, Ucraina e Lettonia; inoltre – per la prima volta nella storia – durante questa stagione le mele polacche sono entrate nei mercati di Bosnia e Croazia. Il comparto si sta lentamente muovendo anche sul fronte africano: l’export verso l’Egitto ha raggiunto 1,7 mila tonnellate mentre verso gli Emirati Arabi sono andati 1,4 mila tons. (c.b.)