MANGINI (NOBERASCO): “INTERNAZIONALIZZAZIONE E BRAND LE ARMI VINCENTI”

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E’ una grande realtà italiana, di quelle che inorgogliscono il nostro made in Italy e di cui si sente parlare tanto e bene. Un esempio per molti operatori del comparto. Stiamo parlando di Noberasco, azienda leader nel settore della frutta secca e disidratata; da oltre un secolo marchio sinonimo di qualità.

Al SIAL di Parigi, conclusosi pochi giorni fa, tra i più grandi player a livello internazionale, non poteva mancare anche lo stand della nota azienda ligure. E noi del Corriere Ortofrutticolo ne abbiamo approfittato per fare quattro chiacchiere a tu per tu con il direttore commerciale Carlo Mangini (nella foto).

 

Qual è il motivo della vostra partecipazione al Salone?

Il motivo principale è far conoscere un’azienda italiana che riteniamo possa valorizzare la propria offerta oltre il confine nazionale. Siamo qui spinti dalla volontà di perseguire obiettivi di internazionalizzazione e di crescita della notorietà del marchio e dell’offerta. Inoltre operiamo all’interno di un settore che negli ultimi 5 anni mostra risultati in costante crescita a livello internazionale e che dunque si rivela un’interessante opportunità.

 

Qual è la posizione di Noberasco a livello nazionale e internazionale?

“In Italia sviluppiamo circa 87 milioni di euro di fatturato, siamo una piccola/media impresa in un settore che dimensiona circa 600 milioni (dati Iri) con un ruolo di leader di mercato anche come fornitori di Private Label. A livello internazionale, il giro d’affari ha un’incidenza sul fatturato di circa il 7%; il nostro obiettivo è arrivare a superare il 15% in 3 anni. Nello scenario europeo ci sono altri grandi competitor che sono partiti prima di noi nell’internazionalizzazione (ad esempio in Germania e in Francia) e che certamente oggi occupano ruoli più rilevanti. Facendo però un necessario distinguo tra la presenza della marca sugli scaffali e la fornitura del mercato attraverso PL, si può affermare che ad oggi non c’è in Europa un vero leader in termini di brand, autorevolezza e notorietà del marchio. Fatta esclusione di un solo player, gli altri sono tutti molto radicati al loro territorio d’origine; questo rappresenta per noi una grande opportunità perché significa che possono esserci spazi anche per aziende come la nostra.

 

Cosa intende Noberasco per “confini internazionali"?

“Come Noberasco riusciamo a vendere anche oltre i confini del mercato interno che per noi può essere rappresentato dall’Europa: abbiamo importanti partnership realizzate o in corso di avvio con operatori australiani, israeliani, russi, canadesi. Sono piccole bandierine che ci rendono partecipi alle opportunità che ci offre il mercato internazionale, che va ovviamente avvicinato con strategie ad hoc ed il conseguente adeguamento dell’offerta. Ciò non ci permette di definire un profilo omogeneo del nostro consumatore a livello internazionale, anzi, esistono differenze sostanziali nelle abitudini di consumo a cui noi non possiamo far altro che adattarci. Scegliamo dunque di adottare una strategia ‘adhocratica’ sui mercati, che rende questa opportunità una leva di sviluppo fondamentale per la crescita della nostra impresa. Rispetto all’internazionalizzazione dell’azienda, inoltre, Noberasco è una realtà internazionale negli acquisti prima che nella vendita, poiché è il globo l’area di ricerca dei nostri buyer”.

 

Come approccia il consumatore l’approvvigionamento a lungo raggio?

“Il consumatore in questo non è diffidente, anzi è interessato a conoscere l’origine del prodotto per capirne gli aspetti differenzianti e le qualità. Un esempio su tutti è dato dal goji che arriva dalla Cina o da altri super frutti che vengono prevalentemente dal sud America. Si tratta di una sorta di viaggio che stuzzica la loro curiosità. Vogliono sapere da dove vengono i prodotti e perché fanno bene, oltre alle caratteristiche storiche di quelle coltivazioni in determinati territori piuttosto che in certe tribù. Sono attratti dal fascino della storia, un po’ romanzata ma vera e concreta”.

 

C’è qualche novità in vista in termini di offerta commerciale?

“In realtà le novità sono quelle dettate dal mercato. Oggi il consumatore ci chiede di partecipare sempre di più alla propria cura attraverso l’alimentazione; il benessere, l’healty food e il super food diventano quindi i temi principali sui quali si concentra l’attenzione. Noi abbiamo intercettato alcune di queste richieste e le stiamo trasformando in progetti: il ‘pilastro del benessere’, l’estensione della linea del biologico e i super-frutti ne sono esempio. Fino a ieri il consumatore andava in farmacia o in erboristeria a ricercare alcuni prodotti per la propria cura, oggi riteniamo di essere anche noi a dover dare risposte partendo dagli scaffali della moderna distribuzione. In un momento di crisi come questo, il consumatore, soprattutto nella nostra categoria, ricerca valore, distintività e un contributo al proprio benessere. Tutto ciò però deve essere anche on the go, con molto contenuto di servizio. Noi stiamo cercando di fornire queste risposte. Nel giugno dello scorso anno abbiamo introdotto il ‘pilastro del benessere’, un nuovo progetto che ha trovato crescente disponibilità da parte della distribuzione che lo ha ospitato nei propri reparti ortofrutta. Il ‘pilastro del benessere’ è formato da tanti prodotti monodose (30/35 gr), pensati per il consumo on the go, che rappresentano un ‘appuntamento’ col benessere perché sono la giusta dose quotidiana. Tra le confezioni del pilastro c’è anche la linea ‘fruttime’, dadini di frutta al naturale che offrono un’alternativa al consumo di frutta fresca o, nel caso dei più piccoli, alle caramelle. Il prezzo consigliato al distributore è di 1,49 euro, un prezzo simbolico e psicologico che ha ottenuto una risposta ottima dal pubblico: in poco più di un anno abbiamo commercializzato oltre un milione di pezzi. In programma poi anche tante altre novità che pongono al centro il tema del benessere”.

 

Qual è il segreto di Noberasco?

“Tornando alla recessione in atto, il problema non è nemmeno di posizionamento del prezzo, è proprio un problema dell’offerta valoriale: bisogna essere bravi a proporsi con l’autorevolezza e con la notorietà di una azienda che da 108 anni lavora in questo settore per garantire al consumatore finale che ciò che sta acquistando ha un valore. Negli ultimi anni tutta la categoria ha registrato un importante cambiamento di personalità; si è passati da prodotti che, in maniera più o meno seducente, comportavano un sostanzioso apporto calorico, a prodotti che possono offrire un importante contributo al benessere. Tutto ciò grazie al consumo in ‘giuste porzioni’: 30 grammi al giorno di noci o di mandorle o di frutta disidratata aiutano al benessere e alla cura della nostra persona. E’ questo il passaggio fondamentale che il consumatore sembra aver recepito grazie al passaparola, agli investimenti fatti su opinion leader e grazie alla scienza che ha pubblicato ricerche che orientano sempre più verso il consumo di frutta disidrata e secca. E’ un vero ‘patrimonio’ per il settore e lo cavalchiamo con la serietà dei nostri intenti e con l’autorevolezza di una marca che si distingue dalle altre”.

 

Chiara Brandi

Parigi

 

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