Ne parliamo con Nicola Pierdomenico, ceo di Penny Market Italia, in un’intervista al Corriere Ortofrutticolo.
Come funziona l’iniziativa?
Siamo partiti due giorni fa. In questo momento il primo passaggio è quello del contatto da parte dei produttori, tramite la mail, con i nostri buyer. Abbiamo già circa 25 richieste in meno di un giorno, alle quali daremo risposta nel giro di pochi giorni.
Qual è l’obiettivo del progetto?
Tagliare tutti i passaggi intermedi tra i fornitori di beni e servizi, e gli spazi sui nostri scaffali. Abbiamo due priorità: essere pratici e veloci ed essere diretti.
Pratici e veloci come?
Una volta selezionati il prodotto alleggeriamo il processo di controllo qualità e chiediamo le norme igienico sanitarie minime per potere stare a scaffale. Obiettivo dare voce ai piccoli che producono eccellenze italiane, magari a chilometro zero.
Una sorta di Eataly dei discount…
Non azzarderei il paragone. Sulle eccellenze made in Italy ci siamo ma la nostra ricerca deve essere accessibile anche ad un cliente medio e quindi non si parla di pochi quantitativi.
Come funziona il conferimento?
Abbiamo organizzato un servizio di logistica, Penny Cargo, per chi non è strutturato. Nei viaggi dei nostri autotrasportatori, si tratterà di programmare i rientri con le nuove forniture. Ci siamo dati come obiettivo minimo quello di riuscire a rifornire almeno una delle nostre sette piattaforme distributive e quindi soddisfare il fabbisogno di circa 30 negozi.
Nei fatti, questo progetto è strutturato come un vero e proprio contratto di filiera. Oggi è uno strumento su cui si punta ma è difficile coinvolgere gli attori a valle della filiera, i retailer. Voi come garantite la remunerazione ai piccolissimi privi di potere contrattuale, che si approcciano ad un gigante della distribuzione?
L’imprenditore è libero di presentare un prezzo che ritiene congruo e poi naturalmente ci sarà una trattativa. Lo spirito dell’iniziativa, però, non è schiacciare i piccoli produttori ma dare loro una mano a sopravvivere a questa crisi tremenda. Non facciamo aste al doppio ribasso o negoziazioni stressate. Vogliamo solo offrire una vetrina a prodotti che normalmente non l’avrebbero.
In che tempi si arriva a scaffale dalla domanda?
Direi quattro, cinque settimane.
Mariangela Latella