EUROPA ANCORA DELUDENTE, L’EMBARGO DI PUTIN CI METTE IN GINOCCHIO

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Dunque, ricapitolando sui due fronti aperti della crisi. Sul disastro pesche e nettarine l’Europa alla fine si è mossa dopo alcune settimane di colpevole latitanza, mentre i prezzi sui mercati crollavano dai primi di luglio. Lo stanziamento di 32,7 milioni di euro è subito sembrato un’elemosina tenendo conto che la cifra va divisa fra Italia, Francia e Spagna.

Poi l’atto delegato è parso subito lacunoso e carente nelle modalità attuative. La retroattività va datata almeno da metà luglio, le destinazioni dei ritiri devono prevedere anche usi non alimentari e vanno adeguati i prezzi. Si parla poi anche della solita campagna promozionale per spingere i consumi che arriva quando i buoi sono già ampiamente scappati. Quanto al ristoro dei danni del blocco delle importazioni in Russia per la vicenda ucraina, è parso a tutti subito evidente che i 125 milioni messi a disposizione dalla Commissione sono una goccia nel mare, tenendo conto che riguardano tutti i paesi e tantissimi prodotti. Qui va ampliato l’elenco dei prodotti ortofrutticoli oggetto dell’intervento e va aumentato il budget, dal momento che solo l’Italia esporta per 200 milioni/anno di agroalimentare di cui circa 80 solo di ortofrutta.

In sintesi: interventi tardivi, sottodimensionati, lacunosi, scritti da burocrati, tutti da interpretare e da valutare alla prova dei fatti quanto all’efficacia e attuabilità. Certo, meglio di niente, però ancora una volta l’Europa fa un favore agli euroscettici e rischia di scontentare tutti. Putin spaventa l’America chiudendo quattro MacDonalds’ in centro a Mosca, noi contiamo danni per centinaia di milioni. La Turchia e gli altri grandi esportatori in Russia intanto ringraziano una Europa che non sa guardare al di là del proprio naso. Il signor Putin magari non sarà simpatico, ma ci tiene sotto schiaffo non solo per le fonti energetiche ma anche grazie alla forza del suo immenso (e crescente) mercato dei consumi, quelli alimentari in primo luogo. Quanto all’Italietta della frutta, una volta esauritasi la solita campagna promozionale che a questo punto ricorda più un SOS che un appello ai consumatori, dovrà fare i conti con una peschicoltura non da rilanciare ma da rifondare. Servono buone idee, risorse e volontà di fare squadra. Possiamo farcela, ormai siamo con le spalle al muro.


Lorenzo Frassoldati

direttore del Corriere Ortofrutticolo

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