La crisi della frutta estiva si sente, eccome, anche in Emilia Romagna e nella provincia di Reggio Emilia. A Rolo, Fabbrico, Campagnola, Rio Saliceto, Correggio e San Martino in Rio, oltre a Reggio Emilia e Scandiano, si coltivano, su quasi mille ettari, prevalentemente pere ma anche mele, pesche, susine ed altro ancora.
Da oltre 20 anni la redditività della pericoltura è sempre stata considerata particolarmente stimolante sia dagli addetti ai lavori che da coloro che negli ultimi anni si sono avventurati in questo settore, che di per sè è molto impegnativo. Non facile perché richiede forti investimenti iniziali ed una elevata professionalità e formazione tecnica. Da due o te anni a questa parte le cose sono cambiate e gli entusiasmi si stanno affievolendo tanto che gli investimenti su nuovi impianti sono praticamente azzerati e gli annunciati espianti generalizzati porteranno ad una sensibile riduzione delle superfici frutticole reggiane.
"La produzione di frutta estiva si presenta di ottima qualità e buona quantità – sottolinea Lorenzo Catellani presidente di zona della Cia reggiana – oltre alla frutta rossa, nel Reggiano è iniziata la raccolta delle primizie di pere. Purtroppo però, le quotazioni di mercato sono ai minimi storici e registrano un netto -50% rispetto al 2013".
"Le ragioni – prosegue Catellani – sono legate alla crisi economica che deprime i consumi, all’estate anomala che non stimola a consumare frutta, alla sovrapposizione dell’epoca di maturazione con le produzioni estere, soprattutto greche e spagnole, dovuta ad una primavera molto anticipata".
"Le remunerazioni percepite in questo periodo dagli agricoltori, coprono a malapena il 40% del costo di produzione – continua il rappresentante Cia – in questi giorni per bere un caffè al bar l’agricoltore deve vendere ben 5 chilogrammi. La Cia pertanto chiede l’immediata adozione delle misure straordinarie previste dall’Ocm unica, in particolare le azioni volte a salvaguardare un reddito minimo ai produttori. In prospettiva chiediamo l’introduzione di strumenti di programmazione delle produzioni, l’attivazione di fondi mutualistici e soprattutto l’adozione di regole che permettano una equa distribuzione del valore tra tutti gli attori della filiera". (fonte: La Gazzetta di Reggio)