CRISI PESCHE: TUTTO TACE. MA SI È FATTO TUTTO IL POSSIBILE?

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Ormai al commissario europeo Dacian Ciolos hanno scritto tutti. La sua casella di posta sarà intasata dalle mail che sono giunte da Italia, Francia e Spagna chiedendo una iniziativa eccezionale sulla frutta estiva. Finora, silenzio. Eppure c’è fretta, molta fretta, come avverte l’assessore emiliano Rabboni: “A fine campagna, come avvenne nel caso Escherichia coli, sarebbe del tutto inutile”.

Si tratta di togliere dal mercato europeo – i conti li ha fatti Davide Vernocchi – un milione di quintali di pesche e nettarine per un valore di 25-30 milioni di euro “che dovrebbero essere stanziati al 100% dall’Ue”. Prezzo di ritiro: 27 centesimi/kg con costi tra i 40-45, quindi solo una piccola boccata d’ossigeno. Ma mentre la burocrazia europea latita, chiediamoci cosa ha fatto l’Italia, anzi il sistema Italia, davanti a questa crisi devastante per la nostra peschicoltura: che iniziative ha assunto, se si sono aperti dei tavoli, se c’è stata una idea di squadra al lavoro… Niente di tutto ciò. Sì, c’è stata la mobilitazione di Agrinsieme davanti alla Camera e la offerta di frutta gratis della Coldiretti sulla Riviera adriatica, ma questo era, diciamo così, il minimo sindacale che si poteva mettere in campo. Possibile che non ci sia un tavolo da qualche parte dove sedersi con la Gdo per valutare iniziative comuni? Ormai la nostra peschicoltura di massa è fuori mercato, lo sanno tutti. Eppure basta un anno o due di prezzi solo decenti e tutti zitti. Poi due o tre cose vanno storte e ripiombiamo nel dramma. E dopo l’aiutino dell’Europa cosa facciamo, continua tutto come prima?

In Francia, leggo su Terra e Vita, alcuni grandi retailer – in testa Carrefour – hanno lanciato in accordo con le Interprofessioni dell’ortofrutta una grande campagna estiva di sostegno e promozione dell’ortofrutta made in France. Non sarà tanto, ma è già qualcosa. Qui da noi le due maggiori insegne distributive nazionali sono a matrice cooperativa: invece di confrontarsi e dirsi frasi di circostanza nei soliti convegni, non sarebbe più intelligente e proficuo per il mondo dell’ortofrutta mettersi attorno a un tavolo quando picchia la crisi e, coinvolgendo ministro e governo, cercare soluzioni condivise? Giusto chiedersi cosa ministro ed Europa possono fare per la nostra ortofrutta, ma chiediamoci anche cosa il sistema “ortofrutta Italia” può fare per il ministro, a partire da una serie di priorità per il settore. Tra cui un piano di settore per salvare il salvabile della nostra peschicoltura.

 

Lorenzo Frassoldati

direttore del Corriere Ortofrutticolo

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