Si aggrava ulteriormente la crisi delle pesche e nettarine nel veronese. Molto il prodotto che resta invenduto e per le partite collocate i prezzi pagati sono decisamente inferiori ai costi di produzione. Rispetto alle quotazioni di fine giugno i prezzi all’ingrosso del prodotto venduto al mercato di Verona hanno subito un’ulteriore flessione, passando da € 0,65 a € 0,45 al kg per una A doppio strato e da € 0,35 al kg a € 0,30 per una B doppio strato.
Un anno fa, nello stesso giorno, la quotazione era rispettivamente di € 0,90 e di € 0,60. Come se non bastasse, l’andamento climatico influisce negativamente sulla conservazione del prodotto. Agrinsieme (coordinamento tra Confagricoltura, C.I.A., Confcooperative e Lega delle cooperative) si è già attivata per chiedere alla commissione europea di applicare le misure previste dal regolamento comunitario OCM unica in caso di gravi crisi del mercato. In particolare si sollecita l’applicazione dell’articolo 221 e/o 219 del regolamento 1308/13, che prevede un’azione tempestiva della commissione attraverso la definizione di un strumento di intervento specifico in caso di gravi turbative di mercato. Si tratta, in sostanza, di attivare un meccanismo analogo a quello utilizzato, qualche anno fa, in occasione dell’epidemia d’Escherichia coli e a favore dei produttori, anche quelli non facenti parte delle organizzazioni prodotto. Questa nuova modalità di intervento della commissione, rispetto al passato, può consentire di rispondere a questa grave crisi del mercato con misure eccezionali, maggiormente flessibili e soprattutto più tempestive. Questo nuovo sistema è finanziato da un fondo anticrisi, pari a 2,8 miliardi di euro che viene automaticamente alimentato ogni anno attraverso una decurtazione ex ante dei pagamenti diretti. Sempre che non si debbano fare i conti con gli incomprensibili e farraginosi meccanismi della burocrazia europea ed italiana.