Il flagello della cimice asiatica rischia di affossare un settore ortofrutticolo che in Veneto garantisce oltre 20.000 posti di lavoro e ha un valore di 800 milioni, a cui si aggiunge l’indotto. Migliaia di aziende agricole minacciano, infatti, di estirpare i frutteti, dove le perdite vanno dal 40 al 100% della produzione, se non si troveranno soluzioni veloci ed efficaci.
Di fronte al rischio dell’azzeramento di un settore strategico per l’economia agricola regionale, Confagricoltura Veneto organizzerà una manifestazione regionale, fissata per martedì 17 settembre alle 18 al teatro Balzan di Badia Polesine (Rovigo), dove i frutticoltori, insieme a tutti gli agricoltori e i dirigenti nazionali e regionali di Confagricoltura, lanceranno un forte grido di allarme nel tentativo di far capire la gravità della situazione e scuotere la coscienza di chi deve assumere iniziative adeguate.
“La cimice asiatica è il nuovo flagello dell’agricoltura del Nord Italia – sottolinea Lodovico Giustiniani (nella foto di apertura), presidente di Confagricoltura Veneto -. I danni nelle campagne sono enormi, soprattutto per il settore frutticolo. Gli operatori sono esasperati e molto preoccupati per il loro futuro di fronte alla distruzione di pere, mele, kiwi, pesche, susine, albicocche, ciliege e noci, con perdite che vanno dal 40 al 100 per cento del prodotto. Ma l’insetto alieno sta causando danni enormi anche alle orticole, a pomodori, peperoni, melanzane e zucchine oltre che a seminativi come la soia e il mais. Se non si troverà rapidamente un rimedio accettabile, i frutticoltori saranno costretti a estirpare le piante, mandando in fumo ingenti investimenti realizzati negli anni, ma anche tradizioni produttive e possibilità occupazionali per migliaia di persone”.
Confagricoltura chiederà la dichiarazione dello stato di emergenza del settore ortofrutticolo, con la previsione di un sostegno al reddito degli agricoltori e sgravi fiscali e contributivi; la creazione di un coordinamento nazionale per la ricerca di soluzioni al problema, sostenuta da consistenti risorse pubbliche statali e regionali; il rapido superamento del divieto legale di introduzione e di sperimentazione in campo della vespa samurai; contributi fino al 100% della spesa per l’installazione di reti antinsetto.
“Tutti i rimedi messi in atto, dalla lotta chimica con antiparassitari alle reti protettive, attenuano il danno, ma non sono sufficienti – spiegano Paolo Ferrarese e Pietro Spellini, presidente e vicepresidente di Confagricoltura Verona -. “La lotta biologica con gli insetti antagonisti indigeni non sta dando risultati soddisfacenti. Si depongono tutte le speranze sull’efficacia della vespa samurai, antagonista naturale nei Paesi d’origine dell’insetto, ma per ora non è presente nel nostro territorio e addirittura vige il divieto di legge alla sua importazione. Insomma, mentre il flagello avanza come una valanga sembra che le iniziative per trovare dei rimedi vadano a rilento, in modo scoordinato e supportate da poche risorse. Purtroppo in queste condizioni le aziende, in particolare quelle frutticole, nell’arco di uno o due anni saranno in ginocchio ed estirperanno gli impianti. Perciò invitiamo gli agricoltori veronesi e gli esponenti politici locali ad essere numerosi a questa iniziativa, per fare pressing sul futuro esecutivo e sulla Regione affinché si metta il massimo impegno nel dare supporto al settore”.