Digital trasformation, innovazione tecnologica, snacking, legame stretto con i territori, sostenibilità, e sviluppo della comunicazione con il consumatore. Sono gli elementi chiave per cavalcare la crescita del settore della IV gamma che, in controtendenza con l’andamento dell’ortofrutta tradizionale, sta registrando dati di crescita a doppia cifra.
È quanto è emerso dalla tavola rotonda che si è tenuta questa mattina nel corso del convegno ‘IV gamma Booming. Perché e fino a quando’ organizzato da Fresh Cut News in collaborazione con Nomisma e Unione Italiana Food (leggi news).
“Gli indicatori di mercato ci dicono che questo è un momento di rilancio del settore. Ormai circa 20 milioni di italiani consumano abitualmente prodotti fresh cut e questo vuol dire che siamo decisamente usciti dal segmento dei prodotti di nicchia”. Ha spiegato Gianfranco D’Amico, presidente di Unione Italiana Food che ha aperto il suo intervento ricordando la figura di Antonio Schiavelli ed il suo ruolo chiave nello sviluppo del settore primario italiano, incluso quello della IV gamma.
“E’ un risultato che deriva dal grande lavoro fatto da tutte le imprese sulla qualità – ha spiegato -, sull’innovazione, sull’italianità della filiera e sulla sua integrazione che permette di dare al consumatore un prodotto che risponde alla sua richiesta di contenuto di servizio e di fare acquisti che non potrebbe altrimenti gestire con la materia prima originale. Ci attendono ora sfide importanti che richiederanno investimenti importanti su tutti gli anelli della filiera, specie in digital trasformation e tecnologia”.
I competitor
Lo scenario di mercato è caratterizzato dalla crescente aggressività competitiva di altri Paesi quali la Spagna o il Portogallo che hanno iniziato a sviluppare un’offerta di IV gamma che tende ad allinearsi con quella italiana, specializzandosi piano piano anche in baby leaf che fino a un paio di anni fa erano prerogativa esclusiva del Belpaese. La nostra risposta non può che essere in qualità e trasparenza, innalzando ancora di più gli standard della filiera. Anche affiancando i produttori, ad esempio, nelle scelte di campo come nella gestione dei fitofarmaci e continuare nel processo di convenience”.
Lo snacking, soprattutto di frutta, è uno dei prodotti driver dello sviluppo commerciale che tenta di battere nuove strade e canali distributivi. Oltre a quello della Gdo gli attori presenti alla tavola rotonda, hanno manifestato interesse per il canale delle vending machine e per l’horeca.
“Il catering è stato il primo canale con cui si è interfacciata la Iv gamma agli albori – ha precisato – Desiree Magagnoli, responsabile commerciale IV gamma di Fresco Senso, azienda del gruppo AgriBologna – anche perché permetteva di ridurre i costi di manodopera interna. Ma anche oggi ha grandi margini di crescita soprattutto con la frutta se si pensa che, proprio a causa della sua alta deperibilità e difficoltà di lavorazione, sette ristoranti su 10 l’hanno ormai eliminata dal menù. La frutta di IV gamma, inoltre, sta iniziando a interessare anche la Gdo ma bisogna lavorarci soprattutto sul fronte del tipo di prodotto che va collocato tra gli acquisti di impulso come i dolci delle avancasse”.
Sono i giovani, la cosiddetta generazione X, quelli che spingono in avanti la crescita di questo settore. Consumatori molto attenti agli aspetti salutistici che rendono necessario un lavoro di giusta comunicazione del prodotto. Il consumatore deve conoscere cosa sta dietro ogni confezione, inclusi gli aspetti più tecnici legati ad esempio alla food security o agli sforzi di sostenibilità ambientale legati ad esempio al packaging.
“Stiamo lavorando in maniera importante su un packaging sostenibile- ha anticipato Felice Poli, responabile settore Ambiente de La Linea Verde -, sviluppando nuovi materiali, specie biodegradabili. Collaboriamo con molte aziende che producono film e pensiamo che, a stretto giro, riusciremo a ridurre in maniera significativa, la produzione dei rifiuti di plastica”.
“Il fattore sostenibilità anche in termini di riduzione degli sprechi – ha detto Fabio Ronco, direttore vendite di Ortoromi – è un driver di sviluppo chiave che in termini concreti riguarda tutta quella prateria sterminata da percorrere, oggi rappresentata da 9 miliardi di chili di ortofrutta prodotti in Italia contro i 124 milioni della IV gamma. Strategico, in tal senso, che al tavolo del settore si sieda anche l’attore principale, ossia la Gdo, che ragiona ancora soprattutto in termini di prezzo. Uno dei punti critici, inoltre, è che quando si sviluppano prodotti interessanti, vengono subito assorbiti dalla private label e questo, non sempre premia gli investimenti delle aziende. Serve più collaborazione”.
Un’ulteriore opportunità è rappresentata dall’avvicinare, nell’immaginario dei consumatori, la IV gamma ai prodotti della tradizione agricola, perché questo in realtà è, materia prima agricola. Occorre allontanarla dall’immagine di produzione industriale.
“Se vogliamo guardare al futuro e prendere atto che il consumatore legge le etichette – ha spiegato, infine, Maurizio Vittori, responsabile agronomico di Mioorto -, bisogna pensare che la filiera italiana fresh cut deve riunirsi con le tradizioni italiane. Lo si può fare avvicinando i prodotti al territorio. Oggi solo la rucola e i radicchi hanno delle certificazioni territoriali. Serve lavorare anche sugli snack che però, per i piccoli formati hanno costi maggiori ma non possono mancare nei pacchetti delle aziende chiamate a riempire lo scaffale con tutta la gamma di prodotti”.
Mariangela Latella