EUROPA, ELEZIONI “ARRABBIATE”. LITI DA CORTILE, LA SOLITA ITALIETTA

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Povera Europa! Non so voi, ma io i dibattiti di questi ultimi giorni di campagna elettorale proprio non li reggo più. Liti da cortile, insulti, contumelie , proposte deliranti che fra pochi giorni saranno dimenticate (per fortuna!). Nausea totale. Grillo parla di “processo popolare al sistema” e chiede un referendum sull’euro (che pensa di vincere). E vuole anche ‘chiudere’ l’Expo (che si fa? Rimandiamo tutti a casa dicendo : abbiamo scherzato?)

La Coldiretti mette sotto processo i trucchi e inganni che le regole Ue nascondono nel piatto degli italiani. Altri (Lega Nord, Fratelli d’Italia) vogliono seppellire l’euro , però non dicono con cosa vogliono sostituirlo. Estrema destra e estrema sinistra vedono in Bruxelles gli alfieri della globalizzazione , quando di liberale nelle montagne di leggi e regolamenti comunitari – che normano anche la lunghezza delle banane – c’è ben poco.

Su La7 c’è un trasmissione arrabbiata antieuro e antipolitica condotta da un giornalista che ha fatto carriera grazie alla politica e che ha intervistato agricoltori imbufaliti: “Abbiamo svenduto il nostro zucchero a Francia e Germania”, urlano. Peccato che nessuno ricordi che della riforma zucchero l’Italia fu protagonista, con l’appoggio del più grande sindacato agricolo italiano. Fra pochi giorni queste sceneggiate per fortuna finiranno e si tornerà alla realtà.

Ovvio che questa Europa non piaccia quasi a nessuno, basta ricordare le facce di Van Rompuy e Barroso per avere un senso di rigetto verso questi superburocrati che non rispondono a nessuno, tranne che ai Paesi forti (in primis Germania). Il problema non è l’Europa, ma le politiche restrittive di austerità che hanno messo in ginocchio metà Continente. Il problema non è l’euro, ma il cambio insostenibile a 1,38 col dollaro, che ammazza il nostro export. E nonostante tutto questo il modello sociale ed economico europeo regge, tutto il mondo vuole venire da noi, restiamo l’area più ricca ed evoluta al mondo.

L’Europa va rigenerata e fatta ripartire puntando su crescita-occupazione e ascoltando la voce dei cittadini europei. E controllando il lavoro dei nostri europarlamentari. Spesso non è l’Europa che ci danneggia, ma la nostra scarsa presenza, l’incapacità di incidere nei processi decisionali, la latitanza in aula e nelle commissioni.

Tutti ci siamo resi conto di quanto abbia significato avere un italiano (Paolo de Castro) alla presidenza della Commissione agricoltura dell’Europarlamento, quando la proposta di riforma Pac fatta dalla Commissione è stata stravolta e resa ‘digeribile’. A Bruxelles e Strasburgo l’Italia c’è, bisogna solo lavorare di più, e spiegare di più cosa si fa e perché si fa. E certamente avere cambiato 5 ministri in 5 anni non ha aiutato. Altro che Europa criminale, piuttosto Italietta pasticciona! (per tacere del resto).

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