CANTON TICINO: DISCARICHE DI ORTAGGI COMMESTIBILI MA CHE NON VUOLE NESSUNO

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Zucchine, cetrioli, ma soprattutto pomodori. Imponenti discariche di verdura ancora commestibile nascoste in mezzo ai campi di grano. Le segnalazioni arrivano già da alcune settimane da Cadenazzo (zona del Canton Ticino in Svizzera), più precisamente dalla zona selvaggia che sta dietro al Centro federale di ricerche agronomiche.

 

Foto e video realizzati sul posto direttamente da Ticinonline, che riporta la notizia, dimostrano che oltre alla verdura marcia in quei mucchi ce ne sarebbe anche (e parecchia) di commestibile. “Non è roba nostra – puntualizza Paolo Bassetti, direttore della Federazione Orto Frutticola Ticinese –. Sarà sicuramente di alcuni privati. Il fatto è che corrono tempi duri. È difficile vendere la merce che non sia perfetta. E l’incubo del batterio escherchia coli non ci ha facilitato le cose”.

 

Uno scempio a cielo aperto? Uno spreco indegno? Facile di fronte a certe immagini cadere nel populismo. Più difficile, invece, cercare delle risposte. Una stradina di campagna che costeggia un fiumiciattolo, poche abitazioni, tanta vegetazione. Una nascondiglio ideale. Ancora Bassetti: “Noi acquistiamo la merce dagli agricoltori e la rivendiamo alle grandi catene. Queste sono diventate molto esigenti. Ed è logico visto che la clientela desidera sempre più qualità. La frutta e la verdura non commerciabili le dobbiamo eliminare. Un pomodoro non è più vendibile se troppo maturo, se troppo molle, oppure se non ha la forma o la colorazione uniformi. Significa che i privati a volte si vedono respingere la merce direttamente da noi. E poi magari non sanno cosa farne e va a finire che la abbandonano in località discoste”.

 

Solitamente parte degli scarti della Federazione Orto Frutticola Ticinese viene data a organizzazioni no-profit che rivendono la merce a basso costo alle persone meno abbienti. In altri casi la frutta e la verdura ‘non idonee’ sono dirottate alle ditte che trasformano industrialmente la merce. Ad esempio alle aziende che producono succo di pomodoro.

 

“Ma comunque – fa notare Bassetti – ci sono dei limiti. C’è comunque sempre della merce che avanza. E allora la mettiamo nell’impianto di produzione di biogas a Cadenazzo. Per un privato però è più difficile trovare opportunità di riciclare la propria merce. E allora ecco che possono nascere queste discariche di frutta e verdura a cielo aperto”. Situazione difficile – Il trend va avanti già da diversi anni. E in agosto non è raro notare scenari del genere sul Piano di Magadino. Per Bassetti quest’anno la situazione è peggiorata: “L’isteria per il batterio escherchia coli, scoppiata in Germania e diffusasi nel resto dell’Europa, ci ha messi in ginocchio. Nel senso che adesso basta un’inezia per scatenare il panico collettivo tra i consumatori. Ad esempio negli ultimi tempi dobbiamo fare molta attenzione a delle macchioline sulla superficie dei pomodori. Si tratta di un fungo che di per sé non è assolutamente pericoloso. I pomodori restano commestibili, lo confermano anche gli esperti alimentari. Eppure i controllori delle grandi aziende non accettano un simile difetto. I parametri stanno cambiando e l’asticella che segna il livello di qualità minimo si sta alzando sempre di più”.

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