"I clienti di tutto il mondo potranno scegliere il tipo di suolo, la varietà del pomodoro e le scelte genetiche desiderate (ma niente Ogm), le modalità di trasformazione del prodotto, il packaging e la distribuzione al consumatore. Il pomodoro diventa su misura, come un abito Made in Italy cucito in sartoria". Dario Squeri (nella foto), presidente di Pomorete, la prima filiera italiana del pomodoro, sintetizza così l’idea che porterà a Expo 2015.
L’ortaggio piacentino è stato scelto all’esposizione universale di Milano dell’anno prossimo come progetto bandiera della provincia che trainerà le altre eccellenze del territorio: salumi, vini e territorio. Pomorete è la prima a presentare un progetto all’interno della Ats che porterà Piacenza a Expo 2015. "Garantiremo, come già avviene – afferma Gabriele Zanelli, coordinatore dei Pomorete – qualità attraverso la genetica; salubrità con la scelta del terreno; rispetto dell’ambiente grazie alla trasformazione. E tutto questo a prezzi competitivi sul mercato, grazie alla filiera integrata".
Sarà, inoltre, certificata "la tracciabilità dei prodotti scambiati nella Rete con un progetto coordinato dall’Università Cattolica di Piacenza. Pomorete – continua Zanelli – è l’unica, nel contesto di Expo, che sarà in grado di dare il prodotto pomodoro chiavi in mano con tutti gli optional (dall’analisi del suolo, alla confezione, al trasporto) a un prezzo concorrenziale sui mercati internazionali".
"Pomorete – afferma Zanelli – ha un collegamento stretto con il territorio. Nel Piacentino e nelle aree limitrofe si produce il 20 per cento del pomodoro italiano. Noi, sotto la bandiera del “pomodoro migliore del mondo” come lo ha definito Squeri, vogliamo creare un link con il turismo, l’enogastronomia e l’ambiente".
Pomorete è una realtà di 12 aziende, con un fatturato di oltre 500 milioni di euro e 3.000 dipendenti, tra diretti e indiretti. Tutte aderenti a Confapindustria, le imprese in Pomorete hanno sede in Emilia Romagna, Marche e Lombardia.