Abbiamo sottolineato la scorsa settimana la straordinaria novità (suggellata da un incredibile bagno di folla) di un presidente del Consiglio che rende visita a una fiera agroalimentare come Vinitaly (leggi news). Tutto questo all’indomani dell’annuncio che sarà Vinitaly, cioè una fiera, a gestire e organizzare il padiglione vino all’Expo 2015, così come sarà Fiere di Parma (Cibus) a gestire il padiglione Federalimentare, cioè dell’industria alimentare italiana.
Tutti segnali importantissimi di un governo che sull’agroalimentare ci vuole mettere la faccia e non solo fare ‘ammuina’, cioè tagliare nastri e fare dichiarazioni. A Verona Renzi ha finalmente detto quello che noi (modestamente) scriviamo da anni: che questo settore non è un passatempo, un divertissement per cuochi e casalinghe, ma “un pezzo rilevante della nostra economia” e come tale va trattato.
Si può portare il nostro export da 33 miliardi a 50 e per farlo bisogna partire dalle imprese, dai loro problemi. Il piano di azioni #campolibero (leggi news) è una prima risposta di apertura e ascolto delle richieste del settore. Ma il governo va oltre. Sicuramente qualcuno (il ‘consigliere’ Farinetti?) ha suggerito a Renzi che una delle palle al piede del settore è l’eccessiva frammentazione della rappresentanza , e la litigiosità della stessa, che spesso vanifica qualunque iniziativa pubblica.
Per cui l’altra grande novità di questo nuovo corso del Renzi agricolo è l’invito al mondo agricolo ad autoriformarsi, a una spending review, a un esame di coscienza su sprechi, clientele, enti inutili, botteghe dove gira solo della carta, doppioni di uffici e patronati, tutto un sistema che serve a mantenere solo una casta buro-agricola sui cui costi e retroscena nessuno ha mai voluto accendere sul serio i riflettori.
Va dato atto ad Agrinsieme (cioè Cia, Confagricoltura più Alleanza cooperative) di avere subito colto la palla al balzo dicendosi disponibile “come organizzazioni, a riformarci proprio per contribuire ad una adeguata riforma dell’intero sistema agroalimentare, a cominciare da un’organica riorganizzazione degli enti che ora operano nel settore agricolo. Faremo arrivare le nostre proposte e anche una lista di enti e costi da sforbiciare”.
Per il resto, silenzio. Sotto traccia si legge il ragionamento del Governo: noi prendiamo sul serio l’agricoltura, voi però iniziate un processo di autoriforma, insomma adesso fate i compiti a casa vostra. E’ chiaro che dietro ogni piano di sviluppo e crescita devono esserci strategie unitarie e che è inutile chiedere semplificazioni e lotta alla burocrazia quando è la stessa frammentazione della rappresentanza uno dei principali ostacoli su questa strada. La strada indicata da Renzi (e dal ministro Martina) è la sola che può togliere l’agricoltura dal ghetto, che può spingerla ad una reale autoriforma.
L’ortofrutta ha tutto da guadagnare da questo nuovo corso e deve chiedere sostegno per la promozione e l’export e misure che agevolino davvero l’aggregazione dell’offerta. Servono progetti unitari, di sistema , a partire dalla presenza all’Expo e dalla riorganizzazione del sistema fieristico del comparto, che al contrario si va frammentando . E serve un tavolo dove gli attori del comparto si possano confrontare con franchezza e senza infingimenti. Serve insomma una regia e un regista. Se non lo si trova per reciproci sospetti, gelosie, campanilismi, chiediamo al ministro Martina di farlo. Ma qualcosa si faccia. Il tempo è ormai scaduto.
Lorenzo Frassoldati
direttore del Corriere Ortofrutticolo
lorenzo.fassoldati@corriere.ducawebdesign.it
RENZI SPINGE SUI TAGLI ALLA CASTA “BURO-AGRICOLA”
Abbiamo sottolineato la scorsa settimana la straordinaria novità (suggellata da un incredibile bagno di folla) di un presidente del Consiglio che rende visita a una fiera agroalimentare come Vinitaly (leggi news). Tutto questo all’indomani dell’annuncio che sarà Vinitaly, cioè una fiera, a gestire e organizzare il padiglione vino all’Expo 2015, così come sarà Fiere di Parma (Cibus) a gestire il padiglione Federalimentare, cioè dell’industria alimentare italiana.
Tutti segnali importantissimi di un governo che sull’agroalimentare ci vuole mettere la faccia e non solo fare ‘ammuina’, cioè tagliare nastri e fare dichiarazioni. A Verona Renzi ha finalmente detto quello che noi (modestamente) scriviamo da anni: che questo settore non è un passatempo, un divertissement per cuochi e casalinghe, ma “un pezzo rilevante della nostra economia” e come tale va trattato.
Si può portare il nostro export da 33 miliardi a 50 e per farlo bisogna partire dalle imprese, dai loro problemi. Il piano di azioni #campolibero (leggi news) è una prima risposta di apertura e ascolto delle richieste del settore. Ma il governo va oltre. Sicuramente qualcuno (il ‘consigliere’ Farinetti?) ha suggerito a Renzi che una delle palle al piede del settore è l’eccessiva frammentazione della rappresentanza , e la litigiosità della stessa, che spesso vanifica qualunque iniziativa pubblica.
Per cui l’altra grande novità di questo nuovo corso del Renzi agricolo è l’invito al mondo agricolo ad autoriformarsi, a una spending review, a un esame di coscienza su sprechi, clientele, enti inutili, botteghe dove gira solo della carta, doppioni di uffici e patronati, tutto un sistema che serve a mantenere solo una casta buro-agricola sui cui costi e retroscena nessuno ha mai voluto accendere sul serio i riflettori.
Va dato atto ad Agrinsieme (cioè Cia, Confagricoltura più Alleanza cooperative) di avere subito colto la palla al balzo dicendosi disponibile “come organizzazioni, a riformarci proprio per contribuire ad una adeguata riforma dell’intero sistema agroalimentare, a cominciare da un’organica riorganizzazione degli enti che ora operano nel settore agricolo. Faremo arrivare le nostre proposte e anche una lista di enti e costi da sforbiciare”.
Per il resto, silenzio. Sotto traccia si legge il ragionamento del Governo: noi prendiamo sul serio l’agricoltura, voi però iniziate un processo di autoriforma, insomma adesso fate i compiti a casa vostra. E’ chiaro che dietro ogni piano di sviluppo e crescita devono esserci strategie unitarie e che è inutile chiedere semplificazioni e lotta alla burocrazia quando è la stessa frammentazione della rappresentanza uno dei principali ostacoli su questa strada. La strada indicata da Renzi (e dal ministro Martina) è la sola che può togliere l’agricoltura dal ghetto, che può spingerla ad una reale autoriforma.
L’ortofrutta ha tutto da guadagnare da questo nuovo corso e deve chiedere sostegno per la promozione e l’export e misure che agevolino davvero l’aggregazione dell’offerta. Servono progetti unitari, di sistema , a partire dalla presenza all’Expo e dalla riorganizzazione del sistema fieristico del comparto, che al contrario si va frammentando . E serve un tavolo dove gli attori del comparto si possano confrontare con franchezza e senza infingimenti. Serve insomma una regia e un regista. Se non lo si trova per reciproci sospetti, gelosie, campanilismi, chiediamo al ministro Martina di farlo. Ma qualcosa si faccia. Il tempo è ormai scaduto.
Lorenzo Frassoldati
direttore del Corriere Ortofrutticolo
lorenzo.fassoldati@corriere.ducawebdesign.it
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