COSÌ COLDIRETTI VUOL FARE PIAZZA PULITA DI COOP, OP, OI E DELLE PROFESSIONALI AGRICOLE

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La nomina il 27 giugno dell’ex-magistrato Gherardo Colombo a presidente di UE.Coop, la centrale cooperativa promossa da Coldiretti, è stata una operazione “da maestro” ed è un altro segnale della strategia che la più grande organizzazione contadina italiana sta mettendo a punto per fare piazza pulita di tutte le altre organizzazioni professionali agricole e per superare l’attuale organizzazione economica del nostro sistema agricolo basata, malamente, su cooperative, organizzazioni di produttori (OP) e organizzazioni interprofessionali (OI). Segnali molto significativi sono, a mio avviso, la nomina del presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano, Nicola Bertinelli, a membro della Giunta di Coldiretti (vicepresidente), lo scippo del direttore di Fedagri, l’organizzazione delle cooperative agroalimentari di Confcooperative, e il forte impulso a “Filiera Italia” che, a mio avviso, contiene  il vero disegno di Coldiretti, quello di diventare l’interlocutore principale a nome del mondo agricolo nei rapporti di filiera.

Coldiretti e organizzazioni cooperative 

Non si può negare che da un po’ di tempo l’immagine della cooperazione è piuttosto appannata. Le vicende romane e quelle legate alla cattiva gestione degli emigrati  hanno colpito fortemente l’opinione pubblica e, purtroppo, non altrettanto forte, anche mediaticamente, è stata la reazione delle tre centrali cooperative storiche: Confcooperative, Lega delle Cooperative e Associazione Generale Cooperative Italiane (AGCI). La scelta di Gherardo Colombo a presidente di UE.Coop, uno dei più noti pubblici ministeri del periodo di Mani Pulite, è stata una operazione “da maestro” perché inevitabilmente dà a UE.Coop una immagine di “altro” rispetto alla cooperazione storica e dà nuovo impulso allo sviluppo della organizzazione cooperativa creata da Coldiretti. Non solo, ma la nomina di Gherardo Colombo cadeva nei giorni di avvio del governo “del cambiamento” a guida Lega e 5Stelle. Come si sa, organizzazioni professionali e sindacati sono pronti a compiere tutte le giravolte necessarie per mettersi in sintonia con il governo al potere, ma con questo governo, nuovo in tutti i sensi, è evidente che una organizzazione pure nuova, o almeno rimasta finora in bagnomaria, come UE.Coop può trovare più facilmente disponibilità di ascolto da parte dell’Esecutivo e dei partiti che lo dirigono. Forse mai come ora la Coldiretti si trova nelle condizioni per realizzare il suo disegno, soprattutto in presenza di organizzazioni professionali e cooperative storiche, che finora non hanno saputo contrastarla con successo, e stanno ancora cercando il giusto posizionamento  di fronte ai nuovi leader politici.

Il sistema “Filiera Italia”

L’annuncio della nascita di “Filiera Italia” è stato dato al Forum Coldiretti di Cernobbio del 2017. Nel sito si poteva leggere: un’associazione aperta all’adesione di realtà produttive dell’agroalimentare, tra le prime  Ferrero, Inalca/Cremonini, Casalasco (Pomì e De Rica), con l’obiettivo di sostenere e valorizzare il made in Italy dal campo alla tavola. Un obiettivo che vuol dire un po’ tutto, ma che non chiariva  l’operatività di questa nuova associazione. “Filiera Italia” è stata ripresentata a Cibus 2018, rafforzata da nuove adesioni, anche di imprese produttrici di macchine per l’alimentare (Farchioni, Ocrim, Olma, Giorgio Tesi Group, Donnafugata, Cirio Agricola, Bonifiche Ferraresi, Maccarese, Terre Moretti, Amenduni, Biraghi e altre in arrivo) con un obiettivo un po’ più preciso: promuovere contratti di filiera tra aziende agricole e imprese della trasformazione e fare lobby a Bruxelles e sugli altri tavoli internazionali per difendere gli interessi del made in Italy agroalimentare. A garanzia di questo obiettivo è stato nominato consigliere delegato di “Filiera Italia”, Luigi Scordamaglia, presidente in scadenza di Federalimentare, una scelta importante e molto significativa.

Nel Forum di Cernobbio 2018 Filiera Italia è diventata uno dei temi principali del dibattito e le notizie stampa permettono di fare un altro passettino per capire gli obiettivi di questa nuova alleanza. Cremonini, presidente di Filiera Italia, altro big dell’agroalimentare italiano, secondo il virgolettato riportato sul numero 38 de “L’ Informatore Agrario” ha dichiarato: “Vogliamo dare una voce alla filiera agroalimentare italiana attraverso una nuova forma di rappresentanza, in cui Coldiretti e campioni industriali nazionali sono uniti anche per realizzare accordi economici finalizzati ad aumentare in quantità e qualità la produzione agricola del Paese e assicurarne la massima valorizzazione senza conflittualità, ma anzi nella comune convinzione che si vince o si perde assieme”. Parole sante, ma questa dichiarazione di Cremonini chiarisce che con Filiera Italia non si vuole creare solo una lobby fatta da Coldiretti e industrie dell’agroalimentare a difesa del made in Italy, ma anche un operatore economico capace di realizzare accordi finalizzati ad aumentare in quantità e qualità la produzione agricola del Paese assicurandone la massima valorizzazione senza conflittualità. Qui il discorso comincia a farsi più chiaro, perché si sovrappone alle finalità con le quali la Commissione Europea ha creato il sistema delle Organizzazioni di Produttori (OP), molte costituite in forma di coop,  e Organizzazioni Interprofessionali (OI) per regolare, appunto, senza conflittualità, i rapporti di filiera nell’interesse della parte più debole, il produttore agricolo. Con Filiera Italia pare – forse sbaglierò – che la Coldiretti voglia superare questo schema organizzativo sostituendolo con un’associazione che al suo interno ha, contemporaneamente, l’organizzazione di rappresentanza del mondo agricolo e le imprese che a questo si rivolgono, diventando il terreno naturale per la conclusione di accordi di filiera nell’interesse delle imprese che Coldiretti rappresenta.

Corrado Giacomini

economista agrario

(la versione integrale dell’articolo sul n.12/18 del Corriere Ortofrutticolo)

 

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