AL MIPAAF BUSTE PAGA D’ORO. EPPURE IL MINISTRO È IN BILICO PER COLPA DELL’ASL DI BENEVENTO. CATANIA PRONTO A SALIRE IN CORSA?

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Da far cascare le braccia questo inizio 2014 per l’agroalimentare nazionale, a partire dai vertici. Le beghe dentro la Asl di Benevento con tanto di intercettazione abusiva fatta da un indagato nella casa del ministro De Girolamo stanno provocando uno scossone politico, con il ministro che riferirà in Parlamento (su che? Sul gestore del bar dentro la Asl?), al centro di un possibile rimpasto.

Con l’ex ministro Catania pronto a subentrare in corsa. Vicenda talmente paradossale, e quasi grottesca, che la Coldiretti – che batte sempre tutti sul fronte della comunicazione – ha già richiamato governo e ministro a fare il loro dovere. Il presidente Moncalvo ha invitato il ministro a tornare ad occuparsi al più presto “a tempo pieno di agricoltura, con la passione e l’impegno dimostrati fino ad ora”. Non ci possiamo permettere – dice Moncalvo – “una ulteriore fase di destabilizzazione dopo che sono già cambiati alla guida del Dicastero ben 5 ministri negli ultimi cinque anni”. Di un ministro nel pieno delle sue funzioni c’è assolutamente bisogno anche perché c’è un ministero da rilanciare. Abbiamo i dirigenti ministeriali di vertice tra i più pagati d’Europa (vedere lo studio di Roberto Perrotti su lavoce.info) quindi bisogna farli lavorare all’altezza delle loro buste paga (si parte con circa 200.000 euro annui per i 7 direttori generali fino ai 287.000 dei 3 direttori di dipartimento) . E poi c’è la spending review sugli enti controllati avviata dall’ex ministro Catania da portare a termine. L’aria che tira è brutta: a capo dell’Agea c’è un generale della Finanza mentre l’Inea (Istituto nazionale di economia agraria), altro oggetto misterioso del sottobosco ministeriale, è stato da poco commissariato dal ministro De Girolamo per “reiterate irregolarità gestionali ed anche una culpa in vigilando del Cda”. Buonitalia , un ente “che costava il 12% delle risorse che gestiva” (sfogo dell’ex ministro Galan) , è stata chiusa sommersa dai debiti e dalla malagestione. Insomma, c’è ancora tanto da fare nel palazzone umbertino di via XX settembre a Roma sul fronte dell’efficienza, della trasparenza e dei risparmi. Magari con la collaborazione proprio delle organizzazioni agricole che non possono assistere in silenzio alla dissipazione del denaro pubblico mentre i loro associati piangono miseria.

 

Lorenzo Frassoldati

direttore del Corriere Ortofrutticolo

lorenzo.frassoldati@corriere.ducawebdesign.it

 

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