EUROPECHE: SULLE PESCHE PREVISIONI (IN CALO) SOLO DALLA FRANCIA

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Per il secondo anno consecutivo Italia, Spagna e Grecia non sono riuscite a presentare le previsioni di raccolta per la campagna pesche 2018 a causa della difficoltà di raccogliere i dati con l’anticipo richiesto dall’appuntamento al Medfel che da dieci anni ospita questo simposio.

Le uniche previsioni divulgate sono quelle del comparto francese che, dopo la pessima annata dell’anno scorso (in cui, su tutto il territorio europeo, si è registrato un eccesso di prodotto), quest’anno prevede un calo dei volumi che si attesta complessivamente intorno al 10%-14% rispetto alla media 2012-2016.

“Abbiamo deciso di mantenere il nostro impegno sulle previsioni – ha spiegato Bruno Darnaud (nella foto), presidente dell’AOP Pêches et Apricots de France che raggruppa i produttori francesi di pesche – perché la filiera francese ha bisogno di questi dati e posticiparne la diffusione potrebbe penalizzare l’andamento della campagna e gli scambi commerciali come è accaduto nella disastrosa campagna dell’anno scorso”.

Tutte le regioni francesi vocate alla coltivazione di drupacee saranno interessate, secondo le previsioni, dalla riduzione dei volumi. Languedoc-Roussillon con complessive 84mila tonnellate previste, avrà un calo produttivo dell’8,3%; Rhône-Alpes, -9,8% con 32.200 tonnellate; Provenza/Alpi/Costa Azzurra, -10% con 61.599 tonnellate e nelle altre regioni, complessivamente -13,8% con 17.393 tonnellate.

La flessione dei volumi ha riguardato soprattutto le pesche (11,4% su scala nazionale per un totale di quasi 103mila tonnellate attese nella campagna 2018), seguite dalle percoche (-8,6% pari a quasi 5mila tonnellate) e le nettarine che con 92.219 tonnellate dovrebbero registrare un calo del 7,4%.

“Le cause di questo trend – ha commentato Eric Hostalnou che coordina Europeche e che fa parte della Camera di Agricoltura della Regione dei Pirenei Orientali – dipendono da un lato dall’alternanza produttiva che vede susseguirsi anni di sovrapproduzione ad anni di minore carico. D’altro canto ad aggravare la situazione sono state le condizioni climatiche di febbraio e marzo caratterizzate da un susseguirsi di ondate di freddo, gelate, eventi piovosi che hanno influenzato i volumi e ritardato i primi raccolti. Si prevede che il calo dei volumi caratterizzerà l’andamento di tutta la campagna anche se gli imprevisti climatici legati al meteo di maggio e giugno potrebbero ancora invertire la tendenza”.

“Europeche – conclude Darnaud – esiste da trent’anni ma nonostante tutto questo tempo di lavoro, siamo ancora a metà del cammino e abbiamo ancora molti passi da fare. Di fatto, oggi, non riusciamo a pianificare bene la produzione a livello di organizzazione di produttori e ancora meno a livello di aop nei singoli Paesi e ancor di più su scala europea. Nel 2017 abbiamo pagato a caro prezzo questa cattiva gestione per via delle condizioni sfavorevoli legate agli alti livelli di produzione generalizzate, ad un mercato poco ricettivo e all’eccezionale volatilità dei prezzi. Senza uno strumento di gestione delle crisi, il disastro è andato oltre gli scenari peggiori! Tuttavia non penso che abbiamo perso tempo in tutti questi anni di scambi e collaborazioni internazionali. Gli incidenti di confine sono praticamente scomparsi, abbiamo una visione chiara e condivisa del mercato e le amministrazioni, europee e nazionali, hanno fiducia in noi. In effetti, abbiamo tutti gli strumenti per avere successo, ma non sappiamo ancora come usarli”.

Mariangela Latella

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