RIMBORSI ASSICURATIVI, ZUCCHI (CONDIFESA) CRITICO: “FINCHÉ NON VEDO NON CREDO”

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Sono tre anni che aspettiamo; troppe volte ho sentito annunciare questo fatidico sblocco dei pagamenti ma alle parole non sono mai seguiti fatti concreti. Per un motivo o per l’altro il rimborso è sempre stato sospeso. Perché questa volta dovrebbe essere diverso? Il mio è un sentimento di totale sfiducia verso questo tipo di notizie; finché non vedrò accreditate le prime tranche di pagamento non ci crederò”. Parla così al Corriere Ortofrutticolo il presidente del Condifesa di Bologna e Ferrara Gianluigi Zucchi (nella foto), commentando l’annunciato sblocco del pagamento di 60 milioni di rimborsi assicurativi (leggi news).

L’insoddisfazione è tanta e su più fronti: “Dopo tante promesse – aggiunge Zucchi – ad oggi non è ancora stato modificato il sistema per il calcolo delle rese, soggette ad un meccanismo perverso che permette l’assicurazione agevolata solo per una parte dei raccolti. Attualmente vige l’obbligo di assicurare l’intera produzione ma i contributi vengono assegnati sulla media delle produzioni in campo degli anni precedenti. In particolare il conteggio viene fatto sulla media degli ultimi tre anni oppure su quella relativa all’ultimo quinquennio non considerando l’annata più produttiva e quella meno. Va da sé che sono sufficienti un paio di stagioni anomale causa maltempo per falsare drammaticamente la resa media assicurativa. È un sistema insensato, che impedisce agli agricoltori di assicurare le produzioni reali”.

E non finisce qui. Zucchi lamenta inoltre una prassi sbagliata di interloquire con i produttori. “L’AGEA – spiega – è solita comunicare tramite PEC. Una modalità molto pratica, purtroppo c’è un problema: la maggior parte degli agricoltori riceve questo tipo di mail tramite la loro organizzazione di riferimento, che dunque deve provvedere a trasferire la comunicazione agli interessati compatibilmente ai tempi e agli orari di apertura degli uffici. L’AGEA però dà solo 10 giorni effettivi dal momento dell’invio della PEC per presentare ricorsi o istanze di riesame, scaduti i quali scatta il cosiddetto ‘silenzio assenso’. Una tempistica spesso insufficiente. È palese che scadenze tanto brevi riducano e limitino la trasparenza dell’operato dell’AGEA stessa”.

Chiara Brandi

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