CHI VUOLE USCIRE DALL’EUROPA E CHI RIVUOLE LA “LIRETTA”. E INTANTO TRA COLDIRETTI E ACI-COOP RIESPLODE LA BAGARRE

Condividi

Povera Europa! A sentire i proclami bellicosi che salgono dalla politica italiana sembra che non solo stiamo per uscire dall’Europa, ma anche dall’euro, dal G20, dal G8, da tutto. Mentre non abbiamo ancora capito bene cosa ci porterà la nuova Pac, arrivano Grillo col suo ‘vaffa day’ e il referendum anti-euro.

Poi il nuovo segretario della Lega Nord che parla di “Europa criminale”, la rinata Forza Italia di Berlusconi che farà campagna elettorale contro Bruxelles, il movimento dei Forconi che vuole bloccare l’Italia…

Andarsene dalle istituzioni comunitarie? Tornare alla liretta? E poi? “È il primo caso di rivoluzione non per prendere il palazzo ma per abbandonarlo”, scrive Furio Colombo su ilfattoquotidiano.it . I ‘rivoluzionari’ – dice Colombo – “hanno argomenti forti (l’Europa è gretta, contabile, forse piegata agli interessi dei più grossi, che sono anche i più prepotenti) ma tutti negativi. E nessun progetto per il dopo abbandono”.

Intendiamoci: non è che vedendo e ascoltando i predicozzi di Barroso o di Olli Rehn ci sia da entusiasmarsi e viene da chiedersi: ma chi sono questi? Chi li ha eletti? Per quali meriti questi signori occupano poltrone così importanti e dicono a noi cosa dobbiamo fare? (fra l’altro il portoghese Barroso pare non abbia lasciato grandi ricordi in patria…)

Ma quanto a inconcludenza e ricette sbagliate non è che i politici italiani siano meglio. Ascoltando l’eterno dibattito sulla legge elettorale e sui costi della politica verrebbe la voglia di uscire anche dall’Italia, solo per non vedere e ascoltare più certe voci e certe facce. Il problema è un altro: uscire da tutto, sbattere le porte, per andare dove? Qui le ricette sono più vaghe, per non dire inesistenti. Al netto dei toni da campagna elettorale che stanno prevalendo, quello che si agita è un diffuso sentimento corporativo, autarchico, del genere ‘facciamo da soli’. Davvero un bel colpo per un paese strutturalmente in deficit agroalimentare e che ha bisogno di esportare come dell’ossigeno per respirare.

Per fortuna che nei Tir ‘ispezionati’ dalla Coldiretti, con l’assistenza della Finanza, al Brennero ai primi di dicembre non si sono visti in televisioni prodotti ortofrutticoli, perché sai che campagna si sarebbe scatenata su frutta e ortaggi esteri ‘spacciati’ per italiani. Il tema della difesa del ‘made in Italy’ dovrebbe unire almeno il mondo produttivo, invece dopo lo show down al Brennero dai vertici Coldiretti è partito un siluro contro il nuovo presidente di Aci agricola, Mercuri, uomo di Confcooperative. Lo scambio di accuse (leggi le news 1 e 2) è stato velenoso e prelude forse ad un rilancio delle iniziative di UeCoop (la centrale cooperativa di Coldiretti, ndr) mentre è ancora vivo il ricordo dello scontro tra Agrinsieme (Aci più Cia e Confagricoltura) e Coldiretti sull’emendamento che vuole ridare 400 milioni alla Federconsorzi.

Il dopo-Brennero è stato caratterizzato anche da forti polemiche sul made in Italy tra Coldiretti e Federalimentare-Assica, cioè tra mondo produttivo e mondo della trasformazione. Insomma, attorno alle ‘eccellenze’ del nostro agroalimentare si litiga di brutto. E poi qualcuno si chiede ancora perché l’agricoltura nel nostro Paese conti così poco…

 

Lorenzo Frassoldati

direttore del Corriere Ortofrutticolo

lorenzo.frassoldati@corriere.ducawebdesign.it

Sfoglia ora l'Annuario 2024 di Protagonisti dell'ortofrutta italiana

Sfoglia ora l'ultimo numero della rivista!

Join us for

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER QUOTIDIANA PER ESSERE AGGIORNATO OGNI GIORNO SULLE NOTIZIE DI SETTORE