DIBATTITO ALLA BARILLA SU EXPO 2015: UN’OCCASIONE UNICA

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Milano sta affinando le armi in vista di Expo 2015. Le ambizioni sono enormi partendo dal claim ufficiale: “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Recentemente il Barilla Center for Food and Nutrition (BCFN), in partnership con l’Università Luigi Bocconi di Milano, ha tenuto la quinta edizione dell’evento chiamato ‘International Forum on Food and Nutrition’.

Nell’occasione ha presentato un progetto ambizioso: "From Kyoto to Milan, preparing to act for a healthy planet". Speaker da tutto il mondo, un pubblico multicolore di quasi mille persone nell’auditorium del Barilla Center di Milano e un seguito di 17 mila persone in life streaming su Internet.

In apertura Guido Barilla (dal 2003 presidente di Barilla Spa) ha spiegato i tre paradossi macroscopici del nostro tempo: accesso ed eccesso di cibo (di fronte a quasi un miliardo di persone che non hanno accesso al cibo, un miliardo e mezzo di persone è sovrappeso o obeso perché mangia troppo); nutrire la gente, gli animali o le auto? (Continuiamo ad alimentare le auto e gli animali mentre 870 milioni di persone sono malnutrite); spreco alimentare (ogni anno sprechiamo un terzo della produzione alimentare globale, che sarebbe sufficiente a sfamare tutti).

Fra interventi singoli e tavole rotonde si sono alternati in un solo giorno 36 oratori. Persone da ogni continente e di ogni tipo di specializzazione. Sono state prese in considerazione tutte le varie probematiche legate al cibo: dall’acqua all’ambiente, dalla terra al clima, dall’educazione alimentare alle riforme agrarie. Ma gli interventi clou sono stati (a parte il video messaggio di Enrico Letta che assicurava l’attenzione ed il sostengo del governo) quelli di Guido Barilla, di Giorgio Squinzi, di Giancarlo Petrini e di Oscar Farinetti.

Sarebbe troppo ambizioso voler entrare nei dettagli in questo piccolo spazio ma cerco di riassumere qui lo spirito emerso dall’insieme della manifestazione: esiste una condivisa consapevolezza della forte posizione dell’agroalimentare italiano nel mondo e partendo da questo concetto ci si sente quasi autorizzati a indicare a tutti la via virtuale alla futura alimentazione. Se si legge la bozza del Milan Protocol (www.milanprotocol.com) si comprendono le ambizioni: promuovere stili di vita sani, diffondere l’agricoltura sostenibile, fermare lo spreco alimentare. Cambiare modello sociale.

La soluzione indicata dalla comunità del Barilla Center consiste nel riunire le forze del pianeta con un approccio nuovo a tutti i livelli. Alcuni esempi di grandi cambiamenti dei secoli o dei decenni passati menzionati nella giornata milanese: la schiavitù è stata superata ed abolita a livello universale, la lotta al fumo ha cambiato le abitudini di intere popolazioni, la presa di coscienza che i disastri ambientali, come le recenti alluvioni, i tifoni o le conseguenze della siccità, siano opera dell’uomo e non della divina provvidenza, l’abbandono graduale dei pesticidi dannosi a favore della produzione integrata, l’accettazione della cultura del cibo locale, biologico o vegetariano è sempre più condivisa. Tutto porterebbe a vedere l’agricoltura non solo come mezzo di produzione per sfamare la gente ma come modello di vita, di convivenza familiare e sociale, di protezione del suolo e della cura dell’acqua e della terra nel suo insieme.

Si dice infatti che l’agricoltura sfrutti il 90 per cento dell’acqua, senza però consumarla: prima la gestisce e poi la restituisce. Altre soluzioni Sono emersi due tipi di posizione: quella pragmatica con il suggerimento di migliorare l’insegnamento di sani stili di vita, il prolungamento di vita delle derrate con la refrigerazione o altre innovazioni già disponibili, la maggior cura della distribuzione capillare, l’aumento delle attività di marketing.

C’è poi la posizione (sposata da Petrini) che parte dal concetto che siamo in una situazione drammatica, nel bel mezzo di una crisi entropica che ha sconquassato i sistemi agroalimentari come conseguenza di una serie di fatti che non possono essere definiti diversi da atti criminali. Questa posizione plaude a papa Francesco che dice “questa economia genera povertà”.

Il più simpatico sostenitore di questa posizione è Oscar Farinetti che invoca (oltre alla biodiversità) il lato orgasmico del food. Ha detto: “il nostro tema deve essere il gusto che dà orgasmo”. Definisce orgasmo il consumo di cibo. Da un lato Farinetti racconta che, abbandonando i diserbanti, ha creato più posti di lavoro nei suoi vigneti perché bisogna zappare di più (non credo che i giovani che attualmente si arruolano in massa nelle scuole agrarie professionali e nelle facoltà di scienza agrarie aspirino a questo), dall’altro ha una totale avversione agli OGM (ai quali invece Petrini vorrebbe dare invece una chance, almeno a quelli di seconda generazione). Queste due posizioni a parte, i punti sui quali mi pare tutti siano stati d’accordo sono che Expo 2015 rappresenta una chance unica per l’affermazione dei prodotti italiani nel mondo, che l’Italia ha le carte in regola per proporre parametri e regole universali (vedi il tentativo di far accettare a una moltitudine di popoli il Protocollo di Milano).

Si dice che, visto che l’Italian Sounding con imitazioni e falsificazioni occupa spazi enormi sui mercati, il nostro export potrà essere facilmente raddoppiato in pochi anni solo se tutti ne siamo convinti ed agiamo di conseguenza. Tutti hanno applaudito Oscar Farinetti quando ha detto che è scandaloso che un chilo di pasta alimentare costi solo un euro nei supermercati e tutti sono stati parimenti contro la speculazione finanziaria in atto da quando anche certi fondi pensioni investono su prodotti diventati commodity. Anche contro quest’ultimo fenomeno la ricetta proposta è quella della biodiversità che potrebbe indurre ogni popolo a valorizzare quello che si produce da tempo dietro casa. Su una trentina di oratori solo 2-3 hanno fatto cenno al mercato ed al suo ruolo.

Secondo noi, professionisti del fresco, invece, visto che la produzione c’è ma non arriva a destinazione, investire sulla logistica e sui sistemi di prolungamento della vita dei prodotti freschi, potrebbe dare una grossa mano. Chissà se proprio in questa occasione, più unica che rara, dell’Expo 2015 non si faccia avanti qualche guru della distribuzione e suggerisca, dati alla mano, soluzioni vincenti almeno a medio-lungo termine.

Rolando Drahorad

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