CENERENTOLA A BERLINO, A FRUIT LOGISTICA L’ITALIA PUÒ CONTARE DI PIÙ

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In televisione vanno di moda le interviste in diretta con operai o impiegati che vanno al lavoro. Un modo per far parlare “l’uomo della strada”, per far emergere problemi, paure, arrabbiature… di agricoltura/agroalimentare non si parla mai. È più facile che venga intervistato un cuoco mentre spadella che un agricoltore che va al lavoro.

La materia prima agricola è interessante – viene da pensare – solo quando viene cucinata; le nostre ‘eccellenze’ fanno notizia solo attraverso la mediazione degli chef. L’ortofrutta, cioè la seconda voce del nostro export agroalimentare (la prima, se consideriamo anche il trasformato), è veramente la cenerentola dell’economia agroalimentare. Fa notizia solo in relazione alle crisi, in particolare quelle estive, quando dobbiamo ricorrere ai ritiri per salvare (in parte) i bilanci delle aziende. Febbraio è il mese di Fruit Logistica a Berlino, dove gli italiani saranno come sempre i primi espositori per numero, i primi contribuenti ai bilanci della fiera berlinese. Nonostante questo primato, l’immagine dell’Italia sarà come al solito molto frazionata, frantumata, senza un chiaro segnale di sistema Paese. Non ci sarà il ministro, ma a questo siamo abituati. Forse non ci sarà neppure il viceministro Andrea Olivero, impegnato in campagna elettorale. Ci saranno tanti assessori regionali, tra cui l’emiliana Simona Caselli anche in veste di presidente di AREFLH, l’associazione delle regioni ortofrutticole europee, che nell’agosto scorso è stata decisiva per salvare il salvabile della stagione di pesche/nettarine. AREFLH è un momento di coordinamento importante a livello europeo, una sede di rappresentanza che può avere un peso nei confronti dei decisori comunitari, come è stato dimostrato. Eppure l’Italia, che pure ha la presidenza, è sottorappresentata in AREFLH: mancano quasi tutte le regioni del Sud, ovvero quelle dove si concentra la produzione ortofrutticola. Sappiamo di contare poco in Europa, ma la colpa è anche nostra, del nostro individualismo, del nostro scetticismo verso istituzioni che funzionano se ci si impegna, se ci si crede. Altrimenti sono statue di cera. Anche a Berlino sarebbe importante esserci come sistema Paese. La Germania resta pur sempre il nostro primo mercato con oltre 1,1 miliardi di valore dell’export nel 2016; un mercato importante e strategico per prodotti come mele, uva da tavola, kiwi, melone, pere. Lo era anche per pesche/nettarine prima che gli spagnoli ce le suonassero (da 148 milioni di valore del 2012 il nostro export è sceso a 91 nel 2016). Guardiamo ai mercati lontani, ma non dobbiamo trascurare quelli vicini. In Germania ci sono posizioni da recuperare, situazioni da consolidare, insomma si può fare di più. Per questo una presenza forte come sistema Paese sarebbe non solo importante ma doverosa. Invece avremo – come sempre – tante belle imprese in vetrina, tanti esempi di innovazione, tante macchine e tecnologie all’avanguardia, tanti incontri b2b ma scarso protagonismo come sistema Italia (fatta eccezione per lo spazio Italy, organizzato da CSO, ICE e FruitImprese). (…)

Lorenzo Frassoldati

 

L’editoriale completo del direttore del Corriere Ortofrutticolo Lorenzo Frassoldati sul numero di febbraio del mensile in distribuzione a Fruit Logistica a Berlino.

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