COOP RESPINGE LE ACCUSE, TASSINARI: “NOI DIFENDIAMO LA FRUTTA ITALIANA”

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Coop respinge le accuse al mittente. “In questa stagione sui nostri scaffali (1.444 punti vendita in Italia) ci sono solo pesche di origine italiana”, sottolineano dal quartier generale della prima catena distributiva italiana dopo gli attacchi delle associazioni di categoria che si erano scagliate contro la politica poco corretta della grande distribuzione.

 

Coop precisa inoltre che nell’assortimento non compare prodotto di calibro C (la pezzatura più piccola e con il prezzo più basso). Il retailer emiliano romagnolo precisa oltretutto che si rende disponibile al tavolo di confronto a livello nazionale, lanciato nei giorni scorsi tra gli altri dal presidente della Regione Emilia Romagna Vasco Errani.

 

Sulla questione interviene in prima persona il numero uno di Coop Italia, Vincenzo Tassinari (nella foto): “ "E’ bene uscire da una fase di polemiche strumentali e di contrapposizioni che non aiutano a risolvere i problemi. Per noi il mondo agricolo italiano è un partner fondamentale con cui collaboriamo e vogliamo continuare a collaborare. E questo lo stiamo dimostrando nei fatti con iniziative che portano in vendita nei nostri negozi migliaia di tonnellate di frutta italiana di qualità".

 

Sulla posizione ostile degli agricoltori verso la gdo, rea di essere la causa di tutti (o quasi) i mali, replica la stessa Coop che in una nota precisa di aver replicato “cercando di evitare deformazioni della realtà, ma soprattutto proponendo un terreno di azioni concrete e positive a sostegno delle produzioni italiane. Si è cominciato nell’estate, con un accordo con la Regione Emilia Romagna (assieme anche ad altre catene distributive) che ha portato a vendere 12 mila quintali di pesche nettarine, di cui il 60% nei negozi Coop. A ottobre è quindi arrivata la promozione davvero importante per l’uva pugliese e siciliana. Attraverso accordi con due Regioni (in esclusiva in Sicilia, con altre insegne in Puglia), Coop ha venduto 25 mila quintali di uva (in confezioni da 2,5 chili col simbolo delle regioni di provenienza sui cartoni) al prezzo di 0,70 euro al chilo. L’accordo siglato ha consentito di riconoscere ai produttori 50 centesimi al chilo (una cifra ben superiore a quella mediamente praticata sul mercato) e di indicare pubblicamente questo dato”.

 

“Di fatto Coop – aggiunge la catena distributiva – acquistando l’uva a 65 centesimi al chilo (prezzo che include le spese di trasporto e confezionamento) e tenendo conto dell’Iva, ha applicato un margine vicino allo zero. "Lo abbiamo fatto molto volentieri – spiega Tassinari – perché vendere prodotti di qualità nel segno della convenienza è la nostra missione. Ribadisco che per noi il rapporto col mondo agricolo italiano è fondamentale: lavoriamo con 14 mila aziende diverse e vendiamo 6 milioni di quintali di ortofrutta italiana in un anno. E questo ci spiace se non viene riconosciuto. Noi comunque cerchiamo di parlare con i fatti".

 

"Le cifre Coop – continua Tassinari – dicono che nel 2008 le vendite di ortofrutta hanno segnato un più 5,2% e nei primi mesi del 2009 siamo cresciuti di un altro più 5,7%, anche se poi le difficoltà delle crisi si sono fatte sentire. Queste cifre dicono però che noi, da anni, siamo in controtendenza rispetto a un mercato in cui l’ortofrutta cala. Ciò testimonia l’impegno Coop, fatto di apposite campagne e di promozione e di accordi con i produttori e le istituzioni, come abbiamo visto prima. Ma ci sono problemi più di fondo con cui fare i conti. Dal 2000 al 2008, mentre la produzione ortofrutticola italiana è cresciuta in volume del 20%, i consumi interni di questo tipo di prodotti sono calati del 15%. C’è un divario pesante da colmare. Allora qui non serve dividere il mondo tra buoni e cattivi. Bisogna fare in modo che il consumo di frutta e verdura da parte degli italiani torni ad aumentare. Per questo al mondo agricolo noi proponiamo di collaborare partendo dalla capacità di comunicare il valore delle produzioni nazionali, dal lavorare sui costi inutili presenti nella filiera, dando più trasparenza al mercato e specializzando le produzioni. L’esperienza Coop ci dice che queste cose si possono fare e danno risultati importanti".

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