La neozelandese Zespri è stata messa sotto indagine dal Serious Fraud Office (SFO). All’inizio di quest’anno la filiale cinese di Zespri era stata giudicata colpevole e condannata ad un’ammenda di quasi un milione di dollari per il coinvolgimento in una truffa relativa al mancato pagamento di dazi doganali in entrata relativi al periodo 2008-2010.
In merito alla vicenda, l’amministratore delegato di Zespri, Lain Jager, aveva ammesso la presenza di irregolarità ed episodi di corruzione negando tuttavia il coinvolgimento di Zespri. Sulla questione è ancora aperta una seconda inchiesta condotta dall’associazione dei produttori neozelandese Kiwifruit Growers Incorporated, il cui presidente, Neil Trebilco, ha dichiarato che, allo stato attuale, collegare l’indagine del SFO con il caso Zespri in Cina sarebbe pura speculazione mediatica. Al momento la natura delle indagini resta segreta, l’ufficio antifrodi non ha rilasciato ulteriori dettagli.
Il Serious Fraud Office è un corpo indipendente che interviene su presunte frodi gravi o complesse, che coinvolgono somme di denaro superiori ai 2 milioni di dollari o presunti crimini di significativa complessità giuridica o finanziaria. Zespri, da parte sua, ha dichiarato di non essere ancora stata ufficialmente avvertita dell’indagine, ma si è resa disponibile ad un’eventuale collaborazione con le forze dell’ordine. Viceversa, l’associazione di produttori, Independent Kiwifruit Growers Association, che da sempre si oppone al “monopolio di Zespri sulle esportazioni”, ha fatto sapere di non essere sorpresa del procedimento avviato.
"Come gruppo, è da molto tempo che chiediamo l’apertura di un’inchiesta in seguito a informazioni di cui siamo in possesso circa pratiche commerciali scorrette messe in atto da Zespri, in particolare all’estero", ha dichiarato il portavoce Ross Hart. Il rappresentante del partito laburista per il settore primario, Damien O’Connor, si è detto "molto preoccupato dell’esistenza di azioni suscettibili ad indagine da parte di uno dei principali esportatori del settore".
Il comparto del kiwi era già stato duramente colpito dalla Psa "e l’ultima cosa che i produttori vorrebbero sentire è che vi siano stati comportamenti sconvenienti o illegali all’interno della filiera". (c.b.)
