Le attività mafiose trovano terreno fertile nel settore agricolo e alimentare: il volume d’affari complessivo dell’agromafia è infatti salito a 14 miliardi di euro nel 2013, con un aumento del 12% rispetto a due anni fa, complice anche «il tessuto economico indebolito dalla crisi". È quanto emerge dal rapporto "Agromafie" sui crimini agroalimentari in Italia.
Il report è stato realizzato da Coldiretti/Eurispes e presentato al Forum dell’agricoltura e dell’alimentazione a Cernobbio. Il settore agroalimentare, soprattutto in tempi di difficile congiuntura economica, è considerato strategico dalla malavita – sottolinea il rapporto, in quanto "consente di infiltrarsi in modo capillare nella società civile".
I massicci investimenti riscontrati nel settore (quasi un immobile su quattro confiscati alla criminalità organizzata è terreno agricolo) da parte delle mafie rispondono quindi a una precisa strategia di condizionare il settore. Secondo la direzione investigativa di Roma il 15% del fatturato realizzato dalle attività agricole appartiene all’illecito. Le mani della mafia Spa si allungano su tutto il comparto, condizionando i prezzi e determinando rincari anche esponenziali (+294%) per via del controllo esercitato sulla filiera. Soprattutto pesano le intermediazioni svolte da commissionari mediante forme miste di produzione, stoccaggio e commercializzazione. L’infiltrazione della mafia nel settore è favorita, secondo il rapporto, dalla larghissima e immediata disponibilità di capitale e dalla possibilità di condizionare parte degli organi preposti alle autorizzazioni e controlli, il che consente ai malavitosi di 2muoversi con maggiore facilità rispetto all’imprenditoria legale".
Si stima che siano 5.000 i locali di ristorazione in Italia in mano alla criminalità organizzata, nella maggioranza dei casi intestati a prestanome. Ma il sistema di illegalità che infiltra il comparto agroalimentare è rappresentato anche dall’agropirateria che comprende le diverse tipologie di frodi alimentari e in questo senso il rapporto segnala un aumento del 170% del valore di cibi e bevande sequestrate dal 2007 dai carabinieri del Nas perchè adulterate, contraffatte o falsificate. Anche il business criminale dei rifiuti pericolosi affligge il comparto e il rapporto sottolinea come l’accaparramento della mafia dei terreni agricoli serva anche a coprire questa piaga che ha un fatturato illegale intorno ai 4 miliardi di euro. Un’attività che comporta gravi conseguenze non solo per l’ambiente ma anche per la salute, visto che mafia e camorra al fine di coprire lo smaltimento illecito continuano la coltivazioni. E l’ultima emergenza venuta alla luce nella Terra dei fuochì tra Napoli e Caserta – osserva Coldiretti – si è riflessa negativamente su tutto il territorio campano, con un pesante danno economico e di immagine. (fonte: Il Mattino)