CASO ETOSSICHINE, PERON: “ISTITUZIONI DISTANTI DAI PROBLEMI DELLE IMPRESE”

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Sul caso Etossichine si va verso un nulla di fatto. “Dalla commissione e dagli uffici ministeriali non ci sono risposte. Ci sentiamo presi in giro”. Questo il commento di Fortunato Peron (nella foto), titolare dell’azienda cesenate Celox Trade, deluso e arrabbiato per la piega che sta prendendo la vicenda, ripresa in anteprima dal Corriere Ortofrutticolo (leggi news).

“Il ministero della Salute vuole rimanere sulla sua posizione e non vuole concedere l’utilizzo dell’etossichina, necessario per evitare il riscaldo delle pere in post raccolta che consente di evitare perdite di oltre il 30% del prodotto a causa della fisiopatia che crea l’imbrunimento esterno della buccia che si sviluppa durante la frigoconsevazione. Di fatto le rassicurazioni del ministro dell’Agricoltura Nunzia De Girolamo al Macfrut, durante il quale si era impegnata per evitare l’applicazione del divieto di utilizzo della sostanza attiva, si sono rivelate una sceneggiata. La “letterina” inviata alla collega Beatrice Lorenzin, ministro della Salute, era solo di facciata. Era un finto interessamento. Alla fine tutto è rimasto come prima, non si è mosso nulla”, sostiene l’imprenditore emiliano romagnolo.

De Girolamo aveva chiesto a Lorenzin “di impegnarsi in sede europea per evitare squilibri dannosi per i produttori ortofrutticoli italiani rispetto alle regole fitosanitarie che riguardano la crioconservazione (o frigoconservazione) delle pere” (leggi news). Ma al momento nulla si è mosso.

“I legislatori europei – insiste Peron – hanno dato la possibilità ai singoli Stati membri di permettere l’utilizzo in situazioni di emergenza per limitati periodi di tempo di sostanze attive non ammesse in presenza di problematiche fitosanitarie non contrastabili con altri mezzi, come appunto il riscaldo delle pere. In Italia si rilasciano autorizzazioni con lentezza, si richiedono dati ufficiali e prove specifiche, oppure si afferma che la norma non lo permette. Di fatto noi siamo bloccati dalla burocrazia romana, insensibile alle problematiche che i produttori devono affrontare. Non ci sentiamo presi in considerazione” – sbotta Peron, che a sua volta aveva inviato ai ministeri competenti alcune lettere per spiegare la situazione e la necessità di utilizzare il principio attivo. “Soprattutto perché negli altri Paesi europei produttori la storia è diversa. In Spagna e Portogallo, in particolare, nostri diretti concorrenti, le procedure sono più semplici e dirette e l’etossichina è ammessa. In questi Paesi le autorità competenti non bloccano ma cercano nuove strade che possano aiutare le imprese. In Italia invece non si danno deroghe e ci si attiene a rigide norme burocratiche".

"Ma i burocrati dei ministeri – si chiede Peron – conoscono i mercati, si rendono conto di cosa voglia dire produrre ortofrutta? Conoscono i problemi che ogni giorno le imprese devono affrontare? C’è uno scollamento insanabile tra gli uffici delle istituzioni e il mondo delle imprese. Un’incomunicabilità e incomprensione delle nostre difficoltà che spesso porta a queste situazioni a dir poco penalizzanti”.

Nei mesi scorsi si era mosso anche il Cso, Centro Servizi Ortofrutticoli, che aveva chiesto ai ministeri della Salute e delle Politiche agricole – in nome e per conto dei produttori aderenti – di dare via libera all’uso eccezionale per i prodotti a base di Etossichina contro il riscaldo delle pere in post-raccolta per un periodo di 120 giorni. Ma non c’è stato verso. (Em.Zan.)

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