L’ESPRESSO: “QUANTA CHIMICA NELL’ORTOFRUTTA”

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Troppa chimica nell’ortofrutta. In un’inchiesta della scorsa settimana de L’Espresso frutta e verdura vengono messe "sotto accusa" con frutta che sembra di plastica, peperoni patinati, pomodori tutti uguali, mele troppo lucide e perfette per essere "vere". I rischi, passando dalla terra alla tavola, secondo l’inchiesta, ci sono, eccome.

I primi a essere messi sotto accusa sono proprio gli interventi fitosanitari a base chimica. Da anni si discute su quali siano i meno dannosi per la salute e di come e quando debbano essere somministrati. Oggi però l’utilizzo dei fitofarmaci è largamente sorvegliato e le autorità preposte hanno potuto identificare quelli che pur sembrando innocui causano malattie anche molto gravi. L’Agenzia per la Sicurezza alimentare (Efsa9) di recente ha confermato che le cose in Europa vanno abbastanza bene. Secondo l’ultimo rapporto, relativo al 2009, la conformità ai regolamenti comunitari continua ad aumentare e il 97,4% degli oltre 68 mila campioni analizzati per più di 800 sostanze rientra nell’ambito dei limiti, con un aumento di un punto percentuale rispetto all’anno precedente. Non solo: il 61,4% dei campioni è risultato del tutto privo di residui misurabili.

Marco Hrobat, agronomo e vice presidente dell’Associazione Nazionale Direttori Mercati all’Ingrosso, ha spiegato al settimanale: "La scelta di vendere prodotti tutti uguali è dettata da logiche commerciali, che la grande distribuzione, e non solo quella, ha esasperato negli ultimi anni. Le mele devono essere lucide, le arance grandi (ma più sono piccole e maggiore è la concentrazione di antiossidanti), le prugne ricoperte da cera e così via".
"In generale – continua Hrobat – i trattamenti effettuati dopo la raccolta vanno dal lavaggio alla spazzolatura, all’eventuale aggiunta di prodotti chimico-naturali in grado di proteggere i vegetali da attacchi di funghi, batteri e altre avversità naturali durante lo stoccaggio. Non solo: spesso vengono anche aggiunte sostanze naturali come la cera e la gommalacca per esaltare l’intensità del colore del vegetale e fargli acquistare così un particolare aspetto lucido e invitante".

Secondo il giornalista de L’Espresso la chimica sarebbe meglio lasciarla fuori dal mondo dell’ortofrutta. Hrobat risponde: "Il consiglio migliore da dare è di acquistare dove c’è chiarezza sui controlli, per esempio perché indicato sull’etichetta. Meglio comunque rivolgersi a fornitori di fiducia tenendo anche presente che più la filiera è corta minori sono i trattamenti necessari. Inoltre il consumatore deve informarsi sulle caratteristiche dei singoli vegetali e non aspettarsi cose che in natura non esistono".
Daniele Spadaro, esperto di tecnologie per la lotta integrata della facoltà di Agraria dell’Università di Torino, sottolinea che "ci sono comunque i prodotti biologici che non entrano in contatto con agrofarmaci. E ci sono quelli derivanti dalla lotta integrata, che alterna trattamenti chimici con metodi fisici e biologici. Per questi prodotti purtroppo non esiste ancora un’uniformità o marchio europeo ma la loro presenza sul mercato sta aumentando sempre di più".
Nonostante la questione sia ancora aperta e dibattuta, è da sottolineare tuttavia che l’Italia circa un anno fa ha adottato una normativa molto severa su tutta la lavorazione e la commercializzazione di questi prodotti, anticipando leggi europee che per ora non ci sono.

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