PERA, STOP ALL’ANONIMATO: IL PROGETTO PER RILANCIARE L’ABATE PRENDE FORMA

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"Avremo Perinda dopo Melinda? Perapiù dopo Melapiù (il brand delle mele Fuji di pianura)?". Se lo chiede, sulla pagina dell’Agricoltura del Resto del Carlino di domenica il direttore del "Corriere Ortofrutticolo" Lorenzo Frassoldati, che in anteprima scrive come il progetto per distinguere in maniera forte la pera "made in Italy" sta finalmente prendendo forma.

 

Il marchio è ancora tutto da decidere, si legge nell’articolo di Frassoldati, ma la sorpresa da presentare al ministro Catania nel summit nazionale sull’ortofrutta convocato dalla Regione per il 16 aprile a Bologna è pronta.

Il comitato ristretto dei grandi produttori privati e cooperativi seduti attorno al tavolo del Cso di Ferrara ha definito in linea di massima il progetto di salvataggio della pera Abate, la regina delle nostre pere, fiore all’occhiello del nostro export e prodotta al 99% nel triangolo Bologna-Modena-Ferrara. Dopo una annata disastrosa come il 2011, nascerà l’Organizzazione interprofessionale (Oi) della pera che prefigura un vero e proprio Distretto su base regionale (tipo quello del Pomodoro da industria).

Allo studio, prosegue Frassoldati,  c’è anche un marchio che dovrebbe coprire il prodotto di prima scelta; anche se va valutata la convivenza con l’attuale Igp regionale. Il distretto avrebbe la facoltà di stabilire regole con valore erga omnes (controllando più del 66% del prodotto)  per mettere in comune politiche commerciali, distributive, di promozione e marketing. Tutti parlano di “svolta epocale”, anche se gli attori del settore (cooperative, Op e privati) stanno limando gli ultimi dettagli.

 

 

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