FUSIONE TRA FINAF E GRUPPO MEDITERRANEO: NASCE COLOSSO DA 1,4 MILIARDI

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Prosegue a pieno ritmo il processo di concentrazione nel sistema cooperativo ortofrutticolo italiano: dalla fusione tra Finaf e Gruppo Mediterraneo, le due principali Associazioni di organizzazioni di produttori, nasce un “colosso” europeo con un valore della produzione commercializzata che si attesta su circa 1,4 miliardi di euro.

 

Di fronte alle crescenti difficoltà che colpiscono il settore agricolo in generale, e quello ortofrutticolo in particolare, e alla crisi economica che penalizza i consumi, la concentrazione dell’offerta si conferma uno degli strumenti più efficaci e necessari per mantenere un elevato livello di competitività sul mercato globale.

“La nascita della nuova Aop Finaf – sottolineano Roberto Cera (nella foto a fianco), presidente di Finaf, ed Enzo Treossi (nella foto sotto), presidente di Gruppo Mediterraneo – va esattamente in questa direzione e consente di raggiungere significative economie di scala e migliorare ulteriormente l’efficienza gestionale per garantire una migliore redditività ai produttori associati".

 

"Grazie a questa fusione – proseguono Cera e Treossi – sarà infatti possibile sviluppare importanti sinergie tecniche e operative e definire strategie comuni tra le 22 Organizzazioni di produttori socie così da valorizzare al massimo la produzione. Tutto ciò anche attraverso la gestione di un Programma Operativo che potrà contare su un Fondo di esercizio di oltre 130 milioni di euro”. Il progetto di aggregazione si propone di raggiungere numerosi obiettivi che interessano tutte le fasi della filiera, a cominciare dalla produzione.

“In questo ambito – dichiarano i presidenti di Finaf e Gruppo Mediterraneo – intendiamo innanzitutto avvicinare ulteriormente la ricerca varietale ed il miglioramento genetico alla programmazione produttiva, coordinando la scelta delle liste varietali, dando ulteriore impulso all’acquisizione di varietà in esclusiva produttiva (attraverso la società New Plant i cui soci sono tutte Op aderenti alla Aop Finaf) e valutando la gestione ‘a club’ delle nuove cultivar per controllare le superfici investite. Altri obiettivi riguardano poi la definizione di regole comuni per la raccolta dei prodotti e per le modalità ed i tempi di immissione sul mercato ed il maggior coordinamento tra il settore del fresco e quello del trasformato, rafforzando ulteriormente i legami con le industrie cooperative".

"Parallelamente – sottolineano Cera e Treossi – la nuova realtà ortofrutticola potenzierà e razionalizzerà le strategie di prevenzione e gestione delle crisi di mercato. Di fronte a questi fenomeni, purtroppo sempre più frequenti, occorre sfruttare al meglio gli strumenti messi a disposizione dalla normativa comunitaria che, però, risultano insufficienti. È pertanto assolutamente necessario integrarli con altre misure specifiche puntando in particolare sulle assicurazioni del reddito e sui fondi mutualistici. Per essere efficaci questi strumenti richiedono dimensioni e massa critica molto elevate, caratteristiche che la nuova associazione è in grado di garantire”.

Il “colosso” nato dalla incorporazione di Gruppo Mediterraneo in Finaf può contare su una gamma estremamente ampia e qualificata di prodotti, composta da oltre 100 referenze, e rappresenta complessivamente il 27% del raccolto italiano di pere, il 25% del pomodoro da industria, il 20% del kiwi e il 14% delle pesche e nettarine. Percentuali che salgono ulteriormente se confrontate con i dati relativi all’intera Emilia Romagna, dove la nuova Aop ha sede e dove rappresenta il 68% della produzione regionale di pomodoro da industria, il 45% del raccolto di pesche, nettarine e pere.

La base sociale comprende 22 tra le più importanti Organizzazioni di produttori operanti nel comparto dell’ortofrutta fresca e trasformata e situate nelle zone più vocate d’Italia e Francia. Nel nostro paese la presenza delle Op socie si concentra soprattutto in Emilia Romagna, ma spazia dalla Lombardia alla Sicilia passando attraverso Marche e Puglia. Le Op francesi sono invece situate a Nimes e Bias, la prima nel sud e la seconda nell’ovest del paese. Grazie al costante processo di crescita, frutto delle efficaci politiche di concentrazione realizzate nell’ambito dei Programmi Operativi previsti dai Regolamenti Comunitari, la nuova Aop Finaf si pone come uno dei più autorevoli interlocutori delle istituzioni nazionali ed europee e riveste un ruolo decisamente strategico, soprattutto oggi, alla vigilia delle importanti riforme che modificheranno profondamente gli scenari dell’agricoltura.

“La nascita di questo ‘colosso’ – concludono i presidenti di Finaf e Gruppo Mediterraneo – conferma il ruolo aggregante della cooperazione, che accorcia la filiera e permette anche al più piccolo produttore di conferire il prodotto e collocarlo su mercati nazionali e internazionali altrimenti irraggiungibili, pur mantenendo uno stretto legame con il territorio”.

Un concetto ripreso anche dall’assessore regionale all’Agricoltura dell’Emilia Romagna, Tiberio Rabboni, che esprime netto apprezzamento per la fusione tra le Aop Finaf e Gruppo Mediterraneo sottolineando come questa operazione dimostri la grande vitalità e modernità del sistema cooperativo ortofrutticolo italiano.

"L’auspicio – prosegue Rabboni – è che questa scelta contribuisca ad adeguare e a stabilizzare il reddito dei produttori soci e che dai suoi buoni risultati scaturisca una spinta verso ulteriori aggregazioni ed intese. L’ortofrutta italiana può farcela solo diventando un vero sistema organizzato. Senza regole comuni di razionale immissione del prodotto sul mercato, almeno a livello nazionale, il valore commerciale dell’ortofrutta – conclude l’Assessore – dipenderà sempre e solo dall’acquirente e non da chi produce ed offre. E anche la positiva novità del decreto liberalizzazioni che obbliga ai contratti scritti nei rapporti di fornitura rischia di diventare facilmente aggirabile".

La nuova Finaf è già oggi la più grande organizzazione di produttori ortofrutticoli d’Europa, con una quota di export del 60% “ma – dice Davide Vernocchi, numero uno di Apo Conerpo  – bisogna fare di più superando le pretestuose barriere che vengono poste alla nostra frutta in tante parti del mondo a partire dagli Stati Uniti”.

Un giudizio positivo sulla fusione tra le due principali Aop del settore ortofrutticolo italiano arriva anche da Maurizio Gardini, presidente di Fedagri-Confcooperative, secondo il quale “non è più tempo di divisioni, ma è necessario puntare sull’aggregazione e sulla collaborazione, sia tra le realtà imprenditoriali che a livello delle associazioni di rappresentanza. Solo così, infatti, – conclude Gardini – sarà possibile raggiungere il nostro unico e vero obiettivo: assicurare alle aziende agricole una adeguata remuneratività”.

Mario Tamanti, direttore Apofruit, conclude: "L’ortofurtta italiana può farcela solo diventando un vero sistema organizzato. I tempi erano maturi per fare davvero qualcosa di nuovo e questa è una grande novità".

 

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