Un 2011 nero per l’ortofrutta: non usa mezzi termini Roldano Calzolari (nella foto), managing director di Univeg trade Italy, che traccia un bilancio negativo, con pochissime eccezioni, dell’anno che si chiuderà fra un mese e mezzo. “L’unico prodotto che si salva è l’uva, mentre per il resto il trend, anche per la nostra società, è indubbiamente peggiore di quello del 2010".
"Vi è stato un calo del fatturato – sottolinea Calzolari – dovuto, per la parte estiva, principalmente ai bassi prezzi di pesche e nettarine, per le quali il maggior volume commercializzato non ha compensato il forte calo delle quotazioni di vendita con conseguente flessione del giro d’affari e della marginalità, ridotta ai minimi storici per cercare di salvaguardare, per quanto possibile, la produzione. Terminate pesche e nettarine, è stata la volta delle pere, la cui situazione rispecchia l’andamento delle drupacee, ossia maggiori volumi commercializzati e prezzi decisamente bassi; e poi il kiwi, che ha sofferto un inizio di stagione peggiore di quello di dodici mesi prima.”
E per il futuro, dice Calzolari, è difficile essere ottimisti: “Le premesse per la fine dell’anno e i primi mesi del 2012 purtroppo non sono buone; non vedo la possibilità di un gran miglioramento rispetto alla situazione attuale, dato che i quantitivi di pere e kiwi sono decisamente più alti dello scorso anno mentre i consumi sono modesti sia a livello nazionale che internazionale. Unico prodotto che ha prospettive discrete è la mela in quanto attualmente il mercato, soprattutto internazionale, è dinamico, anche se con prezzi regolari. Difficile fare previsioni da maggio in poi, ma la situazione economica a livello generale non lascia intravedere nulla di buono e ciò potrebbe ripercuotersi ulteriormente sui consumi; certo, molto dipenderà dai quantitativi di produzione nelle varie aree”.
Ma cosa serve al sistema-Italia? “Penso sia importante riattivare i consumi in generale; ciò potrà pero avvenire a patto di far ripartire la crescita del Paese. Per quanto riguarda il settore ortofrutticolo si dovrebbe applicare una legge rigida che imponga i pagamenti a tutti entro 30 giorni, sul modello francese. Sarebbe importantitissimo in quanto manca liquidità. Ma i problemi sono anche endogeni: non esistono regole, non c’è aggregazione, non si riesce a fare un accordo per la salvaguardia della produzione e, soprattutto, ci sono ancora troppi operatori. Quando non si riesce a fare sistema su un prodotto come l’Abate, che ha l’85% e oltre della produzione europea concentrata in una sola regione italiana, non possiamo sperare che arrivi il Monti di turno a risolvere i nostri problemi: dobbiamo farlo noi. Lo stesso vale per il kiwi e per pesche e nettarine: prevale ancora e sempre l’interesse del singolo operatore senza pensare realmente alla salvaguardia della produzione…”.
Mirko Aldinucci
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