DI TIRRO (COPAGRI): “AGRICOLTURA ROMAGNOLA, ANCORA MOLTI I NODI DA SCIOGLIERE”

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"Guardando la bella vetrina che è il Mac-Frut 2013 di Cesena con uno sguardo superficiale si ha la sensazione che la nostra agricoltura stia andando a gonfie vele. Purtroppo non è proprio così. Quello che si vede in mostra alle fiere è soprattutto l’indotto collegato al settore agricolo e questo sì, è enormemente sviluppato".

a dichiararlo in una nota è Gennaro Di Tirro, presidente di Copagri Ravenna. "Nel DEF (documento economico finanziario 2013) del governo si attesta che l’agricoltura è l’anello primario che insieme ai settori economici collegati rappresenta il 17% del PIL. Tutto questo indotto poggia sulle aziende agricole di produzione , se vengono meno le quali crolla tutto il castello", aggiunge Di Tirro.

"Questo deve fare riflettere tutti molto sul fatto che, per continuare ad operare, i produttori agricoli devono potersi ritagliare un fetta di reddito adeguato alla sopravvivenza ed ai miglioramenti necessari nelle aziende. Dopodichè tutto l’indotto è giustificato e si regge. Invece è ancora molto viva la sensazione fra i produttori che a loro vada solo ciò che avanza dopo che tutti si sono ritagliati la loro fetta. Inoltre avendo a che fare con la vendita di prodotti deperibili se non si programmano bene le quantità si incappa facilmente nel crollo dei prezzi. C’è da lavorare sul piano organizzativo e associativo utilizzando meglio gli strumenti che in questa regione abbiamo a disposizione. I soci di cooperativa devono essere corretti con le regole che si dà la cooperativa (evitando i giochetti di vendere fuori quando il mercato tira e conferendo ciò che non va), così allo stesso tempo possono pretendere sempre il meglio dalla propria struttura. Crediamo che sia giunto il momento di anticipare il pagamento dei prodotti ai soci".

"Con l’applicazione dell’art. 62 relativo ai contratti di cessione infatti, i tempi di pagamento da parte della distribuzione sono accorciati per legge. Pertanto questo effetto positivo deve riflettersi sull’azienda agricola di base, mentre adesso alcuni prodotti dalle cooperative vengono pagati l’anno successivo alla raccolta. Superato per il momento lo scoglio della crisi di governo ed il rischio di scioglimento anticipato delle camere, governo e parlamento devono riprendere a lavorare forte sulle cose concrete da fare per il bene comune (è ora di finirla coi teatrini della politica). C’è bisogno di correggere a nostro avviso il DL scuola nella parte dove si abolisce l’agevolazione fiscale per l’acquisto dei terreni da parte di coltivatori diretti . Tale disposizione se rimanesse in vigore prevede che dal 2014 vi sia un aumento dell’8% sulle tasse di registro per l’acquisto di terreni, diminuendole invece ai non coltivatori. Una batosta che va contro al sempre auspicato ampliamento della maglia poderale e al riordino fondiario in Italia. Oltretutto non vi è nessun riguardo neppure per le zone montane. Occorre confermare l’abolizione della seconda rata dell’IMU su terreni e annessi rurali, andando ad una revisione organica del sistema fiscale complessivo. Occorre dare certezze anche per il futuro alle imprese che vogliono investire ed essere competitive. Ora si interviene troppo di continuo e su singole voci aumentando l’incertezza a dismisura. A proposito di competitività da sviluppare nel settore, un capitolo tutto aperto è quello della semplificazione burocratica. Il parlamento deve continuare il lavoro avviato. Vanno definite tutte le disposizioni per la semplificazione della burocrazia riguardo alle norme di sicurezza, allo smaltimento dei rifiuti (SISTRI) per le piccole aziende e per l’agricoltura già previste nel "Decreto del fare".

Occorre rinviare almeno di un paio di anni la revisione obbligatoria delle macchine agricole, visto il momento meno opportuno per sobbarcare di ulteriori spese le aziende agricole. Inoltre a soli due mesi dalla scadenza non è stato emanato alcun provvedimento esplicativo sulle modalità di effettuazione delle revisioni. Nessuno saprebbe cosa fare. Con l’approvazione da parte UE della nuova PAC (politica agricola comune), si è persa un’altra occasione per semplificare la vita ai produttori. Almeno ora bisogna recepire bene i regolamenti in l’Italia ed in Regione attraverso PSR snelli e centrati sulle figure di coltivatori professionali sostenendone l’aumento di competitività".

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