NIENTE CRISI, MA L’IVA CE LA TENIAMO. SERVONO RISORSE PER LA CRESCITA

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Ha prevalso, come si dice, il senso di responsabilità. Niente crisi di governo, no a una nuova campagna elettorale, al festival stucchevole delle promesse e delle accuse reciproche che lascerebbe solo due alternative agli italiani: o prendere in mano i forconi e marciare sui palazzi della politica oppure mandare Grillo al governo.

 

Ha vinto la voglia di stabilità, il governo Letta esce rafforzato. Bene la stabilità, ma per fare che? La tempesta di fine settembre intanto ci ha portato l’aumento dell’Iva, e quello ce lo teniamo. Alcune catene distributive dicono che non aumenteranno i prezzi e si faranno carico di questo aumento, ma vogliamo scommettere che alla fine la tenaglia si stringerà ancora di più sul collo dei fornitori e quindi sul mondo produttivo con richieste di ulteriori balzelli, ristorni e taglieggiamenti vari?

C’è poi in ballo la seconda rata dell’Imu sui terreni agricoli e sui fabbricati rurali strumentali: 350 milioni da tagliare. Che farà il governo? Troverà le risorse necessarie, e dove? Serve riprendere la strada della crescita e della competitività. Come? Bisogna partire almeno dai costi di produzione e in particolare da quello del lavoro: servono non uno, né dieci ma decine di miliardi per tagliare il costo del lavoro (cuneo fiscale) in maniera efficace e che serva veramente alle imprese e all’occupazione.

Arriva dal Fondo monetario un nuovo commissario alla spending review. Speriamo che si alzi finalmente il velo sugli sprechi e le diseconomie che incrostano anche il mondo agricolo a livello centrale e territoriale. L’ex ministro Catania iniziò una revisione degli enti controllati dal Ministero: deve andare avanti. All’Agea, dopo Guido Tampieri, è arrivato un generale della Finanza: serve una pulizia profonda. Le Regioni (dove in qualche caso sopravvivono ancora i baracconi tipo ‘Enti di sviluppo agricolo’) non possono essere libere di comportarsi come piccoli Stati spendaccioni, devono essere chiamate a partecipare allo sforzo comune. Il mondo agricolo organizzato deve stimolare e partecipare a questa opera di spending review: non può stare dietro le quinte solo perché in questo sottobosco di enti e clientele ha avuto spesso le mani in pasta, sistemando i suoi uomini.

E’ giusto chiedere – come ha fatto Agrinsieme in un convegno a Macfrut – di rilanciare la competitività delle imprese puntando su politiche di concentrazione, aggregazione e sinergie di scala. Ma non basta. Se l’aggregazione in ortofrutta è ancora lontanissima dagli standard europei bisogna chiedersi perché, cosa non funziona. Bisogna cominciare a fare convegni sul perché qui mancano gli stimoli all’aggregazione, cosa non va nel sistema delle OP, cercando soluzioni e rimedi. L’agricoltura organizzata “è l’unica in grado di recuperare valore aggiunto e ricchezza a beneficio dei soci”, dice Agrinsieme. Giustissimo. Tagliamo la burocrazia, giustissimo. Liberiamo risorse per le imprese, per aiutare chi esporta. Ma cominciamo a dire dove e come tagliare. Le ‘auto blu’ ci sono anche in agricoltura: basta solo volerle vedere. 

 

Lorenzo Frassoldati

direttore del Corriere Ortofrutticolo

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