SPARITI 50 MILIONI DI EURO DAI LIBRI CONTABILI, AGEA A RISCHIO CHIUSURA?

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La notizia è quella da "far tremar le vene e i polsi". Alcuni giorni fa su La Stampa è apparso un articolo in cui si annucia che sono spariti 50 milioni di euro dai libri contabili dell’Ageal’organismo pagatore italiano per l’erogazione di aiuti, contributi, premi ed interventi comunitari, che valgono miliardi di euro. 

Un’inchiesta della Guardia di Finanza ha scoperto che una serie pluriennale di irregolarità nell’uso dei finanziamenti è stata identificata dall’Agenzia e non segnalata alla Commissione europea, cosa che invece avrebbe dovuto accadere per consentire il recupero del maltolto. In campo – spiega La Stampa – sono anche gli 007 dell’Olaf, l’organismo antifrode dell’Ue, e il caso potrebbe provocare un terremoto nella politica che da sempre gestisce l’Agea.

L’omessa comunicazione è ragione sufficiente perché Bruxelles ritiri la "concessione" a intermediare gli aiuti, il che equivarrebbe a togliere la chiave della cassa e a lasciare a secco allevatori e coltivatori. Dalla sua nascita, avvenuta nel 1999 dalle ceneri dell’"Azienda interventi mercato agricolo" – le truffe all’Aima negli anni ’70 e ’80 hanno segnato una stagione di aiuti – l’"Agenzia per le erogazioni in agricoltura" ha calamitato inchieste per le frodi subite e quelle imputate ai suoi colletti bianchi.

Negli ultimi vent’anni le due strutture di sostegno per le politiche verdi nostrane hanno cambiato una quindicina fra presidenti e commissari, avvicendamenti che hanno impedito una sana gestione, come sottolineato dalla Corte dei Conti. L’ultimo, Guido Tampieri, ex sottosegretario agricolo del governo Prodi, s’è dimesso in giugno dopo quasi un anno di regno, accusando "la cattiva politica che umilia lo stato di diritto nei luoghi che dovrebbero consacrarlo".

Il ministro Nunzia De Girolamo ragiona su chi nominare e ha consegnato l’istruttoria a Palazzo Chigi. Secondo un portavoce, "pur non essendo a conoscenza dell’oggetto dell’indagine è consapevole della grave situazione in cui versa Agea e anche della presenza di aspetti poco chiari".

Questa è un circostanza riconosciuta anche dall’uscente Tampieri, che ha accusato le risorse tagliate all’Agea – dai 244 milioni del 2007 ai 120 del 2012 – e "l’insipienza o la malizia" che hanno posto "in un contenitore inidoneo, per struttura e cultura, attività improprie come l’esazione delle multe sulle quote latte".

Come tutti in questa storia, vede le responsabilità altrove. Peccato che l’Italia fatichi ad avere l’1,4 miliardi di multe anticipate agli allevatori e sia finita in Corte Ue per il mancato incasso delle sanzioni date a chi sfora i limiti di mungitura. La politica agricola è il pilastro dell’Ue. Per il 2014-2020 è una torta da 373 miliardi (38.8% del bilancio comunitario). Di questi, una cinquantina spetta all’Italia, dote di cui Agea deve coordinare e vigilare il corso. Il problema chiave sono i controlli deboli che ci sono valsi censure e multe Ue (78 milioni solo nel 2011). Il secondo è l’ingerenza politica, le nomine di amici, un curriculum di incerta gestione che racconta anche di un contratto di buonuscita ottennale garanzia per l’ex direttore della controllata Sin vicino all’ex ministro Alemanno, Paolo Gulinelli (che ha detto di avervi in seguito rinunciato). Il penultimo commissario Agea, in carica dal giugno 2011 per un annetto, è stato il generale della Finanza Mario Iannelli. Andandosene, anche lui, ha denunciato "macroscopiche disfunzioni gestionali, artifici contabili, costi di gestione fuori controllo e spese prive di copertura finanziaria", il tutto per un buco stimato due anni fa in 17 milioni.

Il disavanzo finanziario nel 2009-11, anche per i minori contributi centrali, è salito a 134 milioni, circa un terzo dei servizi appaltati all’esterno che la Corte Conti ha invitato a moderare. Il diabolico genio italiano non aiuta. L’ultimo caso vede protagonisti i Carabinieri di Ragusa. Hanno appena scoperto che un agronomo di Militello ha avuto pieno accesso alla banca dati Agea grazie ai codici ottenuti chissà come. Inventava pascoli e incassava contributi comunitari. Su particelle catastali che non appartenevano a chi incassava i soldi, sono risultati abitare mandrie inesistenti. Risultato: frodati 300 mila euro in 7 anni. Latte, Olio e Vino. Il raggiro è continuo. Per contro Fiamme Gialle e Arma lavorano senza sosta. Agea, a quanto pare, non ha collaborato a dovere. Anzi: ha nascosto. Dopo alcune perquisizioni, visti i libri contabili e i computer, i finanzieri ritengono che l’agenzia abbia accertato 50 milioni di irregolarità compiute "fra gli anni ‘90 e il 2007-2008" e si sia tenuta la notizia per sé, senza aggiornare il "registro debitori", impedendo così che scattasse il meccanismo della richiesta di recupero dell’Ue, con relativa multa intesa a scoraggiare i posticipi.

Cos’è successo? "I motivi possono essere molteplici – spiega una fonte al corrente del caso -. Volevano coprire i frodatori. Oppure intendevano far "dimenticare" le somme, visto che dopo 4 anni diventano inesigibili: sono tante poste, difficile sia un errore".

Le indagini diranno cosa ha fatto chi e l’Olaf comunicherà l’esito alla Commissione Ue che, tecnicamente, ha il potere di togliere la concessione a chi non applica le regole, ai pagatori/controllori non affidabili. Vuol dire staccare la spina ad Agea e agli agricoltori, col principio di sempre: la cattiva gestione della politica agricola, fa male a tutti. Entro l’anno si saprà. (fonte: La Stampa)

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