PORTI: COSTA (NAPA): “TRIPLICARE I TRAFFICI SUL CORRIDOIO BALTICO”

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"Potevamo prendere le briciole, singolarmente, o provare a conquistare tutto il traffico, insieme con l’obiettivo minimo di triplicare i volumi attuali. Senza un lavoro di sintesi e cooperazione sarebbe stato impossibile potercela giocare con i grandi porti del Nord".

Paolo Costa (nella foto), presidente dell’Autorità portuale di Venezia e per il prossimo semestre al vertice del Napa, associazione che lega i porti dell’Alto Adriatico di Venezia, Trieste, Koper e Rijeka, spiega così il senso di quello che lui chiama “un club dei porti” e che punta ad avere una valenza strategica sostanziale per lo sviluppo del traffico via mare dell’Alto Adriatico. L’ambizione è riuscire ad intercettare parte delle merci che arrivano da Oriente.

"Dai nostri porti si raggiunge più velocemente l’area più manifatturiera d’Europa". L’hub immaginato dal Napa offre cinque giorni di vantaggio per le merci in transito dalla Cina rispetto a Rotterdam e Amburgo, eppure questo vantaggio geografico non è al momento sfruttato. "Oggi – dice Costa – intercettiamo poche decina di migliaia di container, contro una capacità potenziale di quasi 2 milioni non sfruttata, su uno scambio di 20,3 milioni di teu tra Europa e Asia. Con questo accordo di ‘coopetition’, cioè di cooperazione competizione, possiamo invece arrivare ad un obiettivo minimo di 6 milioni di teu al 2030. E ci arriveremo se continuiamo su questa strada. Perché ogni porto è complementare all’altro. Noi dobbiamo solo riuscire a fare arrivare le navi quassù, poi che scarichino a Venezia, a Trieste o Capodistria non è quello il problema".

Ma l’alleanza, fortemente voluta agli inizia da Giuseppe Parrello, allora presidente del porto di Ravenna sta attraversando una fase di polemiche interne sul fronte italiano. A inizio anno è uscita proprio l’autorità portuale di Ravenna. A consumare lo strappo il nuovo presidente di Ravenna, Galliano Di Marco. Il casus belli è stato lo stanziamento a fine 2012, con la Legge di stabilità, di 100 milioni di euro destinati al progetto del porto d’altura di Venezia, cosa che non è andata giù a Di Marco, che è uscito. Polemiche anche con il nuovo governatore del Friuli Debora Serracchiani, che avanzava timori che la nuova piattaforma off-shore di Venezia potesse danneggiare Trieste. Ma le cose stanno rientrando. Costa è riuscito a ricucire con Serracchiani e quanto a Ravenna, il neo presidente del Napa tende la mano: "Qui la porta è sempre aperta, se ci ripensano".

L’accordo volontario Napa rappresenta il primo esperimento europeo di coordinamento della governance di un multiporto. A Varna (Bulgaria), a fine maggio, nel corso della conferenza annuale Espo (European Sea Port Organisation) è emerso come, negli ultimi 3 anni, i porti Napa siano quelli che hanno registrato le migliori prestazioni. Evidenziando delle dinamiche di crescita superiori a tutti gli altri sistemi portuali europei, grazie alla capacità di presentarsi “come un porto solo, ricco di più scali” sul mercato marittimo mondiale. Nel 2009 i porti del nord Adriatico (i quattro del Napa più Ravenna) rappresentavano un volume di traffico di 132 milioni di tonnellate, posizionandosi nel ranking europeo subito dietro Amburgo (oggi sono sempre quarti con un dato a 93 milioni di tonnellate, ma la stessa Amburgo è scesa).

Un posizionamento irraggiungibile per gli scali, se presi singolarmente. "L’inclusione tra i corridoi della rete essenziale Ten-T del corridoio Adriatico- Baltico è il maggior successo che, non solo Venezia, ma tutto l’Alto Adriatico potesse conseguire in sede europea. Un traguardo impossibile se ciascun porto avesse intrapreso da solo questo cammino". Un riconoscimento, marca ancora Costa, di importanza strategica perché testimonia la consapevolezza europea, dello spostamento ad est del baricentro economico dell’Europa e della centralità adriatica sulla relazione Europa- Estremo Oriente. Per soddisfare le attese europee i porti alto adriatici devono agire come un unico gateway di accesso ed implementare la dotazione infrastrutturale, sia lato mare che lato terra, fino al massimo delle loro potenzialità. L’altra tessera della strategia del Napa è dunque lo sviluppo infrastrutturale. Le navi portacontainer di ultima generazione (trasportano 18.000 teu e presto se ne affiancheranno altre con una stazza da 22.000 teu) hanno bisogno di banchine ampie e fondali profondi.

"Noi abbiamo un problema di accessibilità nautica che vogliamo risolvere con il porto d’altura – afferma Costa – ma ci sono altri elementi che se valutati tutti insieme mettono fuori mercato tutta la portualità italiana". Oltre all’accessibilità servono, infatti, gli spazi per la movimentazione logistica. "Venezia li ha, a Trieste mancano e, infatti, sta implementando una nuova piattaforma logistica, e poi c’è il problema delle reti di collegamento con i mercati retro portuali da servire".

Tutti gli scali del Nord Adriatico stanno investendo per implementare le proprie infrastrutture. Il porto di Rijeka ha terminato i lavori per la realizzazione del terminal container che prevedono due gru per accogliere navi post panamax (sono le più grandi navi portacontainer), mentre il design e la costruzione del nuovo terminal sono già iniziate. Trieste, secondo scalo italiano dopo Genova, sta realizzando la nuova piattaforma logistica: un investimento in due fasi, 132 milioni, il primo stralcio e 184 milioni, il secondo. Il porto sta implementando il terminal del Molo VII, dedicato ai container. Con la previsione del raddoppio del terminal la capacità verrà proporzionalmente incrementata fino ad 1 milione di teu. C’è, inoltre, la costruzione del nuovo Molo VIII: con l’estensione di oltre 90 ettari e fondali con 18 metri di pescaggio saranno in grado, a lavori ultimati, di ospitare le grandi navi delle ultime generazioni. A Capodistria verranno effettuati lavori per consentire l’attracco di navi portacontainer più grandi. E Venezia, si prepara ad ospitare i traghetti da febbraio 2014 nel nuovo terminal Autostrade del Mare di Fusina (225 milioni di investimento), mentre è in attesa del via libera per iniziare i lavori del nuovo terminal portuale d’altura con fondali naturali di 20 metri. (Fonte: La Repubblica)

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