Entro fine settembre i negoziatori del Parlamento europeo puntano a chiudere la riforma della politica agricola comune (Pac) presentando, dopo la pausa estiva, le ultime proposte di compromesso alla neopresidenza lituana dell’Ue. Sul tavolo negoziale i temi stralciati dall’intesa raggiunta a fine giugno dai ministri europei dell’agricoltura.
Tematiche già oggetto di accordo da parte dei capi di stato e di governo nel vertice Ue dello scorso febbraio. “Il Parlamento europeo deve decidere su tutto”, ha detto all’Ansa Paolo De Castro (nella foto), presidente della commissione agricoltura – precisando che si tratta “di una questione di principio importante. Sarebbe stato illegale, sulla base della co-decisione che ci accorda il Trattato di Lisbona – spiega – evitare il confronto su argomenti solo perché già decisi dai leader europei”.
Così, dopo l’accordo sul bilancio Ue 2014-2020, i temi ancora in discussione riguardano il livellamento degli aiuti Ue alle grandi aziende (attualmente l’80% dei pagamenti europei alla produzione va al 20% degli agricoltori); il trasferimento dei fondi tra quelli destinati al mercato e quelli destinati allo sviluppo delle campagne e viceversa; l’avvicinamento del livello dei pagamenti Ue versati agli agricoltori tra i diversi Stati membri. Ma anche la riserva di crisi e la distribuzione del fondo di sviluppo rurale tra i partner Ue insieme al cofinanziamento dei singoli programmi.
“Non intendiamo toccare quanto già approvato, ossia il 90% della Pac – ha assicurato De Castro – e saremo flessibili sui contenuti ma sul principio della co-decisione abbiamo detto che il Consiglio Ue deve tornare a Canossa”.