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Truffe e l’ombra della mafia sul mercato ortofrutticolo di Parma. All’interno degli spazi del Cal, il centro agroalimentare della città emiliana a capitale prevalentemente pubblico in cui operano 14 grossisti con una movimentazione annua di circa 550 mila quintali di prodotti, alcuni operatori sono rimasti vittime di veri e propri raggiri.

La vicenda, come riporta Parmaonline, riguarda una commerciante moldava di 29 anni, titolare di un negozio di frutta e verdura a Parma che risulta ancora attivo alla Camera di commercio, ma che di fatto non opera più. La donna a partire dal 2008 ha rifilato insoluti da alcune migliaia di euro a grossisti del Cal. Un creditore, dopo aver cercato invano di tornare in possesso dei soldi, e constatata l’impossibilità di trovare la donna, ha deciso di rivolgersi a una società privata di investigazioni per verificare se ci fosse la possibilità di recuperare il denaro. Gli investigatori privati hanno concluso che "la persona indagata vive in un contesto familiare legato a un clan malavitoso”. Nella fattispecie si tratta del marito della donna. Nonostante le inchieste e le condanne a carico dell’uomo, la moglie è riuscita a gestire alcune attività in città e fare debiti. Da controlli effettuati dalla società di investigazioni sono emersi protesti a carico della moldava su cambiali e assegni elevati nel 2008, 2009 e 2010 per 28.420 euro.

“Sono necessarie verifiche, soprattutto all’interno di enti pubblici", commenta il presidente della Camera di Commercio Enrico Bini. "Stupisce la semplicità con la quale alcuni soggetti riescono ad operare indisturbati. Servono controlli puntuali e protocolli e la massima attenzione da parte delle istituzioni”. (fonte: Parma on line)

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