Frutta… alla frutta nei ristoranti. Relegata a comprimaria o totalmente assente nei menù, al massimo declinata in macedonia o sorbetto, se ne vede sempre meno in versione fresca: qualche ananas, qualche frutto di bosco, mentre mele, arance, pere sono praticamente sparite. Certo, qualche ristoratore illuminato propone pietanze dedicate.
Qualcuno meraviglia gli avventori con trionfi e cascate di frutta. Ma rimangono solo eccezioni che confermano la regola.
Il tema – affrontato in “Siamo alla frutta, 400 ricette per riportarla in tavola“, scritto da Elena Accati e Mina Novello e presentato al recente Salone del libro di Torino – sta suscitando grande interesse tra i lettori del Corriere ortofrutticolo collegati al profilo facebook della nostra testata, che in questi giorni ha lanciato due domande: perché la frutta sta sparendo dai tavoli dei ristoranti? Come fare per rilanciarla?
“Complice la crisi – il parere dello studente Vito Scalia, il primo a rispondere sul profilo facebook del Corriere Ortofrutticolo – si va sempre meno a mangiare nei ristoranti. E quando si va, si è più propensi a provare un dessert particolare e difficile da preparare in casa piuttosto che ordinare della semplice frutta. Anche perché i prezzi sono troppo alti. Perfino nelle mense universitarie, ad esempio quella di Bologna, in cui il consumo della frutta dovrebbe essere stimolato, i prezzi sono alle stelle e si preferisce mangiare altro. Cosa fare? Forse si potrebbe creare una rete di collegamento, mettere in contatto diretto ristoratori con produttori…”.
“Ma non è solo questione di prezzo, il basso costo non è sempre sinonimo di consumo – puntualizza il grossista catanese Giuseppe Guagliardi -; il nocciolo della questione è che i ristoranti dovrebbero portare sulle tavole frutta che abbia sapore, ponendo massima attenzione e cura alla frutta. Cosa che, purtroppo, non sempre avviene…”.
“Nei menù non ci sono ricette di frutta”, la constatazione del giornalista romagnolo Maicol Mercuriali. “Ma basterebbe poco: una bella insalata di frutta sarebbe l’ideale per una pausa pranzo estiva. La frutta si sposa bene col gelato poi… Comunque se si dà un po’ di frutta in mano a uno chef è facile vederne ricavare una pietanza da restare a bocca aperta…”.
“La gente al ristorante non ordina frutta per risparmiare”, il parere dalla Sicilia del titolare di Agricola Zito. “Del resto con la crisi e le tasche vuote il più delle volte si ordina un primo o un secondo accompagnato da un insalata o antipasto. La frutta si può mangiare anche a casa”.
“La gente non ordina la frutta nei ristoranti perché nel 90% dei casi è scarsa e cara – scrive, da Cagliari, Cenzo Pisano – ma i ristoranti che presentano un bel vassoio di frutta ai commensali hanno successo. Tempo fa rifornivo un noto ristorante di Cagliari: ordinava sempre primizie, la frutta doveva essere la migliore. E andava alla grande…”.
“Anche i ristoratori – l’analisi di Andrea Isoardi, piemontese – devono fare i conti a fine serata e non possono mettere una o più persone a pelare e tagliare la frutta… Molto meglio preparare un bel dessert, che non sporca, fa molto "in" e rende di più…”.
“I ristoratori non la curano, non la sanno presentare e forse a loro non interessa nemmeno proporla”, taglia corto Patrizia Borelli di Ariccia.
E dalla Basilicata Domenico Mele scrive: “la frutta, oltre che farla assaporare, bisognerebbe raccontarla”.
Il problema, sostiene però la coltivatrice Carla Zanarini di Bologna, è a monte: “La frutta non viene raccolta al giusto grado di maturazione e spesso è, oltre che insapore, acidula. Trovare fragole croccanti e dolci oggigiorno è un’impresa, anche per degli addetti ai lavori. Facile invece trovarne di enormi, bellissime e rosse ma decisamente insapori”.
Se la prende con i mass media generalisti, infine, Gigi Cre: “Finché ci sono giornali che scrivono che frutta e verdura sono causa del morbo di Parkinson chi ha il coraggio di chiederla?”.
Mirko Aldinucci
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