Il maltempo che sta flagellando l’Italia e tutta l’Europa centrale rilancia l’assoluta urgenza di una vera politica di salvaguardia ambientale. I disastri provocati dal maltempo, con inondazioni, frane e smottamenti dimostrano quanto sia necessario agire al più presto per risolvere il problema del dissesto idrogeologico, che nel nostro Paese coinvolge il 9,8% della superficie nazionale.
Il fenomeno riguarda ben 6.633 comuni, pari all’81,9% del totale. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori. In Italia quasi un cittadino su dieci si trova in aree esposte al pericolo di alluvioni e valanghe. Ieri lo stesso capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, ha detto che il Paese sarebbe in una condizione di “particolare attenzione e difficoltà” qualora continuassero queste piogge incessanti -ricorda la Cia-.
Il fatto è che oggi sono più che mai necessarie adeguate politiche di prevenzione del territorio, tanto più con questo clima impazzito, cui affiancare una puntuale azione di vigilanza e di controllo delle situazioni a rischio. Noi aggiungiamo che una nuova politica di tutela ambientale dovrà garantire il presidio da parte dell’agricoltore, la cui opera di manutenzione è fondamentale, soprattutto nelle aree marginali di collina e di montagna.
I terreni coltivati, infatti, insieme a quelli boschivi, giocano un ruolo essenziale per stabilizzare e consolidare i versanti e per trattenere le sponde dei fiumi, grazie anche alla loro elevata capacità di assorbimento, aiutando a scongiurare frane e cedimenti del terreno -sottolinea la Cia-. Purtroppo però la cementificazione selvaggia non solo ha cancellato negli ultimi vent’anni oltre 2 milioni di ettari di terreno agricolo, ma spesso questo processo non è neanche stato accompagnato da un adeguamento della rete di scolo delle acque.