KIWI, CIA: “A MANTOVA LA BATTERIOSI POTREBBE AVER COLPITO L’80% DELLE PIANTE”

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Contro la Psa (Pseudomonas syringae pv.actinidiae), comunemente nota come batteriosi dell’actinidia, servono informazione ed esami accurati, mentre va evitata ogni decisione drastica e soprattutto affrettata: è questo quanto emerso dall’incontro organizzato a Volta Mantovana dalla Cia di Mantova in collaborazione con il Servizio fitosanitario regionale.

In quest’occasione è stato fatto il punto della situazione sull’epidemia che ha colpito numerose coltivazioni di actinidia nell’Alto Mantovano e a Roverbella. All’incontro, introdotto dal responsabile dell’Ufficio tecnico di Cia Mantova Moreno Dorini, hanno partecipato alcuni tecnici della Regione Lombardia e dell’Ersaf, l’ente delegato alla sorveglianza fitosanitaria. Più di 90 i coltivatori di actinidia presenti a Volta Mantovana per saperne di più su un batterio che – secondo una prima stima fatta dalla Confederazione italiana agricoltori di Mantova – potrebbe avere colpito l’80% delle piante di actinidia del mantovano.

“Un patogeno particolarmente virulento che si diffonde facilmente attraverso l’acqua e il vento e con gli attrezzi di potatura, e di fronte al quale l’unico mezzo per risanare l’ambiente è l’estirpazione della pianta e la successiva distruzione della stessa tramite combustione”. Questa è stata l’analisi del batterio denominato Psa illustrata dall’analista di laboratorio Francesca Gaffuri, mentre la coordinatrice degli ispettori Ersaf Mariangela Ciampitti ha voluto precisare che, questa attività di cura più che di prevenzione, va effettuata senza accelerare i tempi: “ogni focolaio di Psa va denunciato – ha spiegato – ma è sbagliato provvedere all’estirpo e alla bruciatura prima di aver ricevuto la visita degli ispettori e avere quindi in mano il verbale di verifica. Questa fase è essenziale anche per concorrere agli indennizzi che la Regione dovrà predisporre”.

Indennizzi che, come ha illustrato Beniamino Cavagna del Servizio fitosanitario regionale, consistono in aiuti che devono essere notificati all’Unione europea: “L’operazione in sé non è molto lunga: si parla di circa 40 giorni – ha spiegato -. Prima però è necessario delimitare l’area colpita e predisporre un piano di eradicazione”.

Cia Mantova nel frattempo si sta attivando per mantenere alta l’attenzione delle istituzioni locali e nazionali su questo problema che rischia di annientare la stagione di una delle coltivazioni più redditizie della provincia. Ora è necessario trovare forme di indennizzo per le imprese colpite.

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