La fragola italiana, dopo alcuni anni di difficoltà, è in ripresa. Nel 2012, stando ai dati del Cso, le vendite hanno toccato quota 80 mila tonnellate (+19% sul 2005), oltre il 10% in più in dieci anni e +1,5% sul 2011. Dai primi anni Duemila vi è stata una costante crescita nei volumi acquistati: in pochi anni, dal 2000 al 2004 l’incremento è stato del 21%.
Nel 2005 la profonda crisi del settore ortofrutticolo ha causato una flessione dell’8% sugli ottimi risultati conseguiti (2005 su 2004) scendendo a 67 mila tonnellate. Già dal 2006 i consumi hanno ripreso un cammino in crescita raggiungendo nel 2012 le 80 mila tonnellate (+19% sul 2005), oltre il 10% in più in 10 anni e +1,5% sul 2011. A sottolineare l’ottimo trend delle fragole è il confronto con il 2000: i volumi acquistati sono superiori del 31%.
In base alle rilevazioni condotte da GFK Italia, le fragole rappresentano circa il 2% degli acquisti di frutta, in termini di volumi, ed il 4% in termini di spesa. Percentuali che triplicano se restringiamo i tempi del paragone al periodo più propriamente tipico del prodotto.
Sul fronte produttivo nel 2012 le superfici dedicate a fragola in coltura specializzata a livello nazionale sono rimaste stabili. Con quasi 3.700 ettari, non si registrano infatti variazioni significative rispetto all’anno precedente.
L’83% della superficie riguarda impianti in coltura protetta e solo il rimanente 17% in pieno campo.
Nelle regioni meridionali le stime indicano una contrazione della fragolicoltura in Basilicata che con 540 ettari, segna un -9% rispetto allo scorso anno, mentre la riduzione della Calabria è del -5%.
Si conferma invece il buon andamento in Campania, la principale regione produttrice, che registra un +4% rispetto al 2012. Lieve aumento della coltivazione in Sicilia, +1% rispetto all’anno scorso.
Nell’ambito delle aree più a Nord del paese, si conferma l’importanza della fragolicoltura veneta, veronese in particolare, che in termini di consistenza non si discosta dai dati del 2012.
In crescita le superfici a fragola nella provincia di Bolzano (+5% sul 2012), mentre sembrano in deciso calo nella provincia di Trento, -11% rispetto all’anno scorso.
L’Emilia Romagna registra ancora un calo della coltivazione in coltura specializzata, posizionandosi sul livello minimo di circa 250 ettari.