BEPPE GRILLO: L’AGROALIMENTARE, QUESTO SCONOSCIUTO

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Beppe Grillo ci è simpatico. Non lo voteremo ma ci resta simpatico, e anche quando fa il politico, quando arringa le folle riesce a farci ridere (viviamo in tempi di comici che non fanno ridere, spesso neanche sorridere…non parliamo poi dei politici di professione, quelli quasi sempre ci fanno piangere).

Quindi lo prendiamo sul serio anche perché pare che porterà in Parlamento decine e decine di deputati, quindi con lui e il suo Movimento bisognerà fare i conti. Per curiosità siamo andati a spulciare il programma elettorale del Movimento 5 Stelle per quanto riguarda l’economia/agricoltura. Sull’economia tanti buoni propositi, alcuni anche condivisibili, in particolare sui temi della finanza. Per una valutazione seria e argomentata della “Grillonomics” rimandiamo alla bella analisi di Vladimiro Giacché sul sito keynesblog.com.

Quanto all’agricoltura, il Movimento 5 Stelle sceglie la strada più facile: non ne parla. Solo vaghi accenni alla necessità di “impedire lo smantellamento delle industrie alimentari” e di “favorire le produzioni locali”. Evidentemente Grillo (o i suoi ‘spin doctor’) non hanno particolare interesse per i temi dell’agroalimentare, tant’è che non fanno neppure il rituale omaggio al biologico o all’agricoltura ‘pulita’.

Poiché l’agricoltura dipende dall’Europa, si può dedurre qualcosa quando Grillo (nei comizi) dice di non essere contro l’Europa ma di volere una Europa diversa, meno burocratica, che si deve adeguare alle necessità dei suoi cittadini e non viceversa. Fra i pochi cenni all’ortofrutta, lo showman genovese ha ricordato lo spreco delle “arance siciliane che vengono distrutte” mentre l’Italia ne importa da Spagna o nord Africa. Vera la seconda, ma falsa la prima: gli anni della distruzione degli agrumi per incassare gli aiuti comunitari sono passati da un bel po’.

Grillo non è ben informato, ripete luoghi comuni. Sarebbe interessante chiedergli cosa pensa della Pac che vale ancora il 40% del budget comunitario e come intenderebbe riformarla…ma è inutile perché Beppe non ama il contradditorio. Quindi che dedurre? Che una delle forze che saranno decisive nel prossimo parlamento non si occupa di agroalimentare né ha idee particolari sul suo sviluppo o ricette per contrastarne il declino. Chiediamoci se questo è un bene o un male. Mah, vedendo quello che hanno combinato i partiti tradizionali, potrebbe essere anche un bene: gli onorevoli grillini, ‘gente comune’, se avrà la pazienza e il buon senso di capire e imparare prima di agire potrebbe anche vedere il settore con occhi nuovi, ‘vergini’, e fare qualcosa di buono. Comunque, prepariamoci a vederne delle belle.

 

Lorenzo Frassoldati

direttore Corriere Ortofrutticolo

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